Che il festival sia nato per sollecitare i discorsi e il confronto sui diritti nelle periferie della grande metropoli è cosa nota a tutti e Pozzuoli ha offerto stasera una piccola dimostrazione di valore civico. Alla presenza del Direttore del Parco dei Campi Flegrei, unica istituzione che ha accettato il confronto con gli amici delle associazioni Ludopolis, Lux in Fabula e L’iniziativa, una raffica di immagini di denuncia e di segnalazione ha tracciato la mappa delle risorse monumentali e naturali che costituiscono solo una parte dell’immenso patrimonio flegreo a disposizione dello sviluppo locale. Uno sviluppo mancato, una terra incantevole, con nomi che evocano miti antichi come l’uomo e fenomeni vulcanici che hanno qualcosa a che vedere con il mistero della madre terra, tutto abbandonato nell’incuria più degradante come tanti parti di questa nostra bella Campania, non più felix da un pezzo.

Averno, Cuma, Bacoli, Baia e poi mare, spiagge e boschi, una fila di progetti costosissimi e incompiuti di cui i giovani delle associazioni chiedono un recupero urgente e razionale, un potenziale abbandonato e inaccessibile da raccontare a turisti e studenti che non sono sempre ammessi. E dall’altro lato, la mancanza di lavoro, l’abbandono, l’emigrazione. Davanti alle miserie di un capitale così grande, maltrattato e ingiuriato dai rifiuti e dall’incuria, affiorano enormi le responsabilità della politica locale e della sua incapacità ad esigere i fondi europei per mancanza di progetti, per mancanza di idee sul proprio futuro, per colpa di quello scollamento tra istituzioni e società civile che ha gettato nel disastro una regione tra le più ricche d’Europa in soli venti anni, alimentando a dismisura gli affari della malavita.

“Siamo tutti coinvolti” cantava De Andrè e lo ricorda anche Claudio con le sue foto testimoni del disastro di Monte Ruscello e del rione Terra, con la sua richiesta di non applaudire perché non c’è nulla di cui essere fieri. Davanti alla forza delle immagini torna la voglia di fare una riflessione più attenta sugli anni del post terremoto, sulla follia dei grandi fondi, prima nazionali e poi europei, finalmente rimandati al mittente senza sapere cosa farne. Forse è stato pure meglio non spendere quel danaro. Se gli effetti sono stati così devastanti, altro danaro avrebbe significato altri danni e le scene desolanti di Pozzuoli si ripetono su tutta la nostra regione, senza soluzione di continuità. Ora, quindi, dobbiamo chiederci cosa rimane di quell’esperienza e valutare criticamente il da farsi, altrimenti rischiamo l’errore diabolico.

E veniamo alla proposta degli amici di Pozzuoli. Le associazioni parlano di rimettere in piedi quel dialogo tra la base e le istituzioni che si era tentato anni fa e che aveva portato ad una discussione costruttiva sugli obiettivi dello sviluppo e la valorizzazione di tante risorse distribuite che necessitano di coerenza, di un piano unico programmatico di impiego. Chiedono regole trasparenti e apertura dei cancelli per un turismo culturale responsabile e uno sviluppo integrato, uno sviluppo senza cemento e crescita, se possibile. Io la penso come loro, ma aggiungo che, in un contesto come quello flegreo, la presenza di un’agenzia di sviluppo sostenuta dalle associazioni potrebbe essere la bussola del futuro per cittadini e governo locale, un’agenzia senza padroni, veramente partecipata, anche senza finanziamenti ma capace di convocare la gente che ha voglia di decidere il proprio futuro, un luogo dove discutere e incontrarsi tra gente semplice come in una piazza greca dell’antichità, come è accaduto stasera grazie al nostro piccolo Festival.

Questa è la politica che ci è mancata e che non dobbiamo più permettere che manchi, questo è il valore aggiunto che il nostro Festival  potrebbe offrire a Pozzuoli, impegnandosi a seguire gli sviluppi di questa idea condivisa. Patti territoriali, progetti europei e Parchi naturali sono strumenti pubblici che hanno mostrato la loro dipendenza dai poteri forti e ora, per continuare a vivere senza fare danni, hanno bisogno di un interlocutore politico organizzato e senza vincoli che gli restituisca il proprio ruolo e che faccia sentire la sua voce nelle scelte strategiche, che si riappropri del proprio territorio.

A me è sembrato che il Parco, nelle accorate parole del dott. Diego Giuliani,  sia in sintonia con la proposta degli animatori della serata e che le prossime settimane possano regalare qualche felice traguardo, ma mi auguro che i nostri amici inizino il loro lavoro con una serena critica del passato, delle debolezze evidenziate dalla  gestione del disastro precedente, prima di passare al confronto sugli obiettivi di domani. E se ci sarà chiesto, anche la Rete del Festival farà la sua parte, allargando il dibattito alle altre aree metropolitane. E’ il nostro compito, il motivo per cui stiamo insieme.

Questa bella serata di luna nei Campi Flegrei ci ha incantato, ma la notte non è ancora finita

Maurizio Del Bufalo