La Garganta tra Napoli, Baires e Rio de Janeiro
PROGETTO LA PODEROSA
“NI UN PIBE MENOS”
un film documentario di Antonio Manco
da un’idea di Giovanni Carbone
Un filo di vita che lega Napoli, Buenos Aires e Rio de Janeiro
Un progetto da sostenere col finanziamento popolare
Vi sono storie che meritano di essere raccontate, perché sanno di buono.
E’ l’unico aggettivo che viene in mente se pensi a qualcosa in grado di mangiarsi, con un solo morso, l’odore di miseria e strada segnata. Quello che, non importa la latitudine, si porta addosso chi ha il vizio di venire al mondo sempre al momento giusto, ma nel posto sbagliato. Sono storie, però, che hanno una controindicazione. Pretendono un cuore e una memoria minima, ma la pretendono. Ecco perché chiediamo a quanti hanno cuore e memoria di sostenere, aderendo alla nostra sottoscrizione, la realizzazione di questo film indipendente (vedi dettagli su questa pagina) che cercherà di far conoscere una storia di strada che merita attenzione e solidarietà. I nomi dei sostenitori del progetto saranno citati nelle sequenze di apertura del film a titolo di ringraziamento.
Napoli, Italia – marzo 2013
La prima volta che abbiamo sentito parlare de “La Garganta Poderosa” (La gola potente) non abbiamo potuto fare a meno di chiederci: cosa c’entra una vecchia Norton 500, modello 18 del millenovecentotrentanove, con la gola o, come si dice a Baires, con la garganta? C’entrava, eccome, se su quella moto, ribattezzata “La Poderosa”, avevano preso posto Alberto Granado e un ragazzo di nome Ernesto per andare alla scoperta dell’America Latina alla metà del secolo scorso.
Quando nel 2012, il mondo, grazie a qualche articolo ripreso da giornali sportivi, bene o male, aveva avuto notizia di una strana rivista redatta da sedici bambini, articolisti e fotografi, fiorita nella miseria dei sobborghi invisibili di Buenos Aires, noi del Festival Cinema e Diritti Umani di Napoli, decidemmo di saperne di più.
Però, più raccoglievamo notizie intorno a loro e più ci domandavamo: cosa ne sanno quei bambini del grande giornalista Rodolfo Walsh, sequestrato e ucciso nel lontano marzo del 1977 per la sua straordinaria lettera di denuncia dei crimini di una giunta militare criminale e golpista? Ne sapevano più di noi, se l’avevano scelto come loro redattore capo.
E, vista da questo lato dell’oceano, l’idea di un giornale siffatto poteva apparire una follia molto letteraria, molto sudamericana. Perché, occorre ammetterlo, solo in Sud America i morti non sono mai veramente morti e i vivi, talmente vivi, da permettersi il lusso di lavorarci assieme, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Buenos Aires, Argentina – agosto 2013
Quando ai primi di agosto del 2013, con una delegazione del nostro Festival, abbiamo partecipato alla rassegna di cinema italiano “Ventana sobre Napoles”, nell’ambito del Festival gemellato di Buenos Aires, abbiamo cercato in ogni modo di entrare in contatto con la redazione della Garganta. Ma ogni tentativo fu inutile.
L’anonimato degli attivisti, gli impegni che discendono dalla complessa organizzazione delle quindici assemblee dei quartieri in cui è articolato il movimento, ma anche la diffidenza naturale verso quanti si recano nei loro quartieri solo per stigmatizzare la loro immagine, parevano scogli su cui la nostra sincera curiosità era destinata a fare naufragio. Poi, una sera, giunse la disponibilità all’incontro. Peccato coincidesse con l’ora del nostro volo di ritorno……
Così decidemmo di lasciare un “ostaggio” in terra argentina, il giovane regista napoletano Antonio Manco, con cui avevamo costruito l’ipotesi di un documentario che intendevamo girare. Il primo approccio con la Garganta fece cadere le riserve e Antonio, che doveva restare due settimane per effettuare un semplice sopralluogo, finì per rimanere tre mesi. Tre mesi, di investigazioni, scoperte, di vicende belle, ma anche molto dolorose, come la morte di un bambino di nove anni, freddato da un colpo vagante entrato dalla finestra di casa sua, durante un furioso conflitto a fuoco tra due bande di narcotrafficanti estranee al quartiere, favorito dalla complicità dei militari della prefettura che avevano liberato l’area.
Eravamo andati a Baires con il proposito di incontrare la redazione di una rivista scintillante che, su suggerimento di un redattore dodicenne, mette i suoi titoli in basso (“perché tutto ciò che è importante è in basso …”) e che sostituisce la numerazione occidentale delle pagine con le lettere dell’alfabeto QOM, una lingua precolombiana.
Eravamo andati per conoscere questa rivista e abbiamo scoperto qualcosa di ancora più importante. Qualcosa che ha i contorni di un esperimento di democrazia dal basso, basato sull’aiuto tra vicini di casa. In quei rettangoli urbani, dove i taxi non passano e dove le ambulanze non arrivano mai, dove sembra mancare tutto, dall’illuminazione alle fogne, abbiamo scoperto che c’è un umanità presente che lotta per la vita e per il diritto di esistere.
Buenos Aires, quartiere Zavaleta.
“Il 7 settembre 2013, nel quartiere Zavaleta, alle 6.00 del mattino, a 150 metri dalla prefettura, due bande di narcotrafficanti esterne al quartiere si affrontano per conquistare una casa disabitata. La sparatoria dura tre ore, vengono esplosi 105 colpi. Uno di questi uccide Kevin, 9 anni, riparatosi sotto il tavolo di casa sua. Per tre giorni la notizia non viene riportata da nessun canale d’informazione. Il notiziario nazionale ne parla dopo 8 giorni. La comunità colpita reagisce unita”. La telecamera di Antonio raccoglie le immagini e le storie che seguono la morte di Kevin, mostrando una comunità disposta ad unirsi per combattere l’ingiustizia di dover vivere in abitazioni provvisorie da quasi 50 anni, senza perdere la speranza di diventare cittadini “normali”.
Quella che il film di Manco ci racconta, è una storia di umanissima resistenza scritta da bambini coraggiosi e da genitori che non smettono di cercare un riscatto negato, dove la morte e la vita sono entrambe a portata di mano, in una parte del mondo così vicina alla nostra cultura latina, tra case di lamiera come quelle che i marinai genovesi costruivano alla Boca, fatte di pareti che un proiettile può attraversare indisturbato, spegnendo per sempre il sorriso di un bambino che guarda, ignaro, la tv.
Le chiamano “villas miserias” e spesso ad identificarle è solo un numero, la villa 1-11-14, la 21-24, la 31, tal’altra un nome come Zavaleta. Il progetto de ‘La Poderosa’ ha perciò un valore enorme, e non e’ un caso che il lavoro della redazione si avvalga della popolarità di quei giocatori di calcio che da lì uscirono e che, nel calcio, trovarono l’unico antidoto alla miseria.
Il caso emblematico dell’idolo indiscusso, Diego Armando Maradona, nato e cresciuto a Villa Fiorito, e di molti altri che appoggiano il lavoro “poderoso” prestando la loro immagine, Teves, Messi, Higuain, sono solo alcuni di quelli che fanno da testimonial alla lotta di questo gruppo.
La camera esplora le diverse villas, seguendo gli incontri che avvengono tra i ragazzi de ‘La Poderosa’, prima e dopo le partite domenicali. Attraverso il calcio, scopriremo come avviene l’integrazione femminile, conosceremo alcune delle ragazze che ormai primeggiano nel gioco del pallone alla pari coi ragazzi e vedremo il calcio tornare alla sua essenza primaria: gioco di squadra, spirito di coesione, confronto e crescita sociale.
Gli appunti di tre mesi di riprese sono stati riassunti dal regista grazie al sostegno di Hobos Factory e di Luigi Marmo che ne ha curato il montaggio in questo filmato di 13 minuti dal titolo: “Ni Un Pibe Menos” (Non un bambino in meno) ‘Appunti per un documentario’ – che e’ stato proiettato il 4 dicembre 2013, durante la VI edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, alla presenza di rappresentanti dell’ambasciata Argentina in Italia e della Direttrice del Festival dei Diritti Umani di Buenos Aires.
La storia della Garganta Poderosa l’abbiamo introdotta così e l’abbiamo portata nei quartieri di Ponticelli e Scampia, per raccontarla ai ragazzi delle periferie napoletane. Il senso di questo viaggio di andata e ritorno, lungo 26.000 chilometri, è stato tutto nel silenzio partecipe e commosso con cui giovani studenti, adulti e ragazzi hanno saputo e voluto ascoltare e guardare un frammento di questa storia. Ma la storia non è finita lì.
RIO DE JAINERO, Brasile – 10 GIUGNO 2014
All’ombra dell’Obelisco di Buenos Aires, simbolo storico della città, sull’Avenida 29 de Julio, la Garganta Poderosa sta tenendo uno sciopero della fame per la costruzione di case vivibili nei quartieri poveri. Da cinquanta giorni la gente della comunità di Zavaleta porta avanti la sua protesta, con la gente del quartiere che, avvicendandosi con turni di cinque giorni, sostiene lo sciopero, dando vita ad una catena umana che non intende fermarsi fino a quando il Governo della città di Buenos Aires non darà una risposta alle loro giuste richieste. Così il governo della città, appena due giorni prima dell’inizio dei mondiali, assicura alla Poderosa di effettuare i lavori necessari per asfaltare le strade e costruire finalmente le fogne che mancano all’interno del quartiere. E’ un successo: prima di cominciare il mondiale, il movimento villero ha vinto già la sua prima partita!
Anche il Consiglio Latinoamericano di Scienze Sociali (CLACSO) decide di appoggiare questo movimento di costruzione della conoscenza di quartiere autogestita, dallo stesso luogo in cui nasce il sapere accademico gerarchizzato. Il direttore di CLACSO Pablo Gentili dice: “Ci sono altri sguardi che possono essere capaci di farci interpretare le contraddizioni di questi tempi “mondiali”. Per questo motivo ho deciso di appoggiare uno dei collettivi di mobilitazione e comunicazione popolare più innovativi e creativi di tutta l’America Latina: La Garganta Poderosa. La Garganta e’ molto più di una rivista dove si realizza un giornalismo popolare senza concessioni. E’ uno spazio di organizzazione e di lotta di giovani che vivono nei quartieri più poveri di Buenos Aires, nelle villas, rese invisibili per la storica e persistente prepotenza di chi ha governato e governa questa città“
E proprio in questi giorni la rivista “Garganta Poderosa” riceve, a nome dell’omonimo collettivo, l’ambito premio ‘Rodolfo Walsh’ che da 5 anni viene assegnato come riconoscimento al giornalismo libero e indipendente. Quest’anno, votata all’unanimità, la redazione de “La Garganta Poderosa” ha ottenuto l’ambito trofeo e ne approfitta per annunciare la sua partecipazione ai Mondiali del Brasile 2014. E’ un evento storico. E’ la prima volta che una rivista “villera” presenzia ufficialmente ai mondiali di calcio.
Un campione speciale
Durante la conferenza stampa del 7 giugno 2014, la Poderosa annuncia la sua partecipazione al mondiale del Brasile 2014. E’ un evento storico. E’ la prima volta che una rivista “villera” presenzia ufficialmente ad un mondiale di calcio. E in questa occasione la Poderosa invita ufficialmente il campione del mondo di Argentina 78, René Houseman, villero da sempre, a condividere questo viaggio straordinario. Il campione non si tira indietro e si unisce al gruppo villero come uno in piu’..
La prima partita
Alcuni dei ragazzi che seguiamo sono particolarmente emozionati: Core, Jessica e persino Roxana, la madre di Kevin, non hanno mai preso l’aereo e, prima della partenza, è avvincente vivere le loro emozioni nella preparazione del viaggio. Seguiamo quindi, attraverso lo sguardo partecipe di Antonio, il gruppo “poderoso”, composto da 12 persone, lo vediamo arrivare a Rio de Janeiro, dove pernotta all’Hostel Favela Santa Marta, nella Favela dalla quale si vede l’intera città.
Le immagini ci racconteranno lo svolgimento dei Mondiali con le notizie e le interviste speciali degli inviati poderosi, ma ci sveleranno anche il vero target di questa speciale missione, che sono gli abitanti delle favelas brasiliane, con i quali i nostri protagonisti condividono le sofferenze dell’emarginazione e i disagi dovuti alla precarietà degli insediamenti non ancora urbanizzati. La solidarietà e lo spirito di condivisione ancora una volta trionferanno sui pregiudizi e avvicineranno, come mai prima, le villas di Buenos Aires alle favelas di Rio, grazie all’occasione di questo straordinario evento internazionale.
E’ quello che e’ appena successo in Ciudad de Dios, dove, il 14 di Giugno, il “gruppo poderoso” gioca la sua prima partita amichevole, senza arbitro, tra la gente del quartiere piu’ stigmatizzato del Brasile, finendo con un grido di fratellanza.
Una filosofia di vita e di ricerca
A nostro modo di vedere, il cinema documentario cerca le verità sottese ad ogni realtà, vivendo le storie che meritano di essere seguite, difese, promosse e raccontate.
Per questo noi del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli appoggiamo questo progetto filmico indipendente e speriamo che quanta più gente possa seguirci, sapendo che, per non dimenticare questi bambini coraggiosi, bisogna essere tanti e uniti.
Venite con noi, scoprite anche voi il coraggio della Garganta. Sostenete il nostro progetto di documentario e insieme faremo conoscere al mondo come, dai quartieri più poveri del mondo, può arrivare una speranza concreta per tutti coloro che non si arrendono mai.