Lungometraggi
Human Rights Doc
Amor en dictadura di Emilia Faur
Argentina, 58′
Il film indaga gli effetti che il terrorismo dello Stato argentino (1976-1983) ha prodotto nelle relazioni amorose. Il documentario è un’inchiesta su come la rappresentazione della politica incrocia i legami affettivi, attraverso la testimonianza di Alberto Migré e le sue soap opera. Testimonianze di ex militanti e materiale d’archivio si intrecciano con un’intervista inedita all’autore e regista Alberto Migré condotta da Emilia Faur 3 giorni prima della sua partenza, nel marzo 2006. In questa intervista analizza programmi di sua paternità e regia, come “Rolando Rivas Taxi Driver”, che anticipa raccontando cosa succede durante il colpo di stato del ’76 e “Orange Skin”.
Caine di Amalia De Simone
Italia, 1h03′
“Caine” è la storia di alcune donne dietro le sbarre. La giornalista Amalia De Simone e la musicista Assia Fiorillo per mesi hanno frequentato i penitenziari femminili di Fuorni – Salerno e Pozzuoli e hanno proposto un esperimento: la condivisione di storie e di ore di vita carceraria e la costruzione di una canzone scritta da tante mani che diventa il racconto autentico di una città controversa e appassionata, Napoli. Il documentario è stato girato seguendo il punto di vista giornalistico dell’autrice e regista, Amalia De Simone, che conosceva molte delle storie delle detenute per averne seguito di volta in volta le vicende di cronaca. La narrazione delle singole esperienze di vita delle detenute, intervallata da scene di quotidianità del carcere, si apre al racconto di un territorio, dei suoi problemi, della sua bellezza e della sua maledizione. La canzone “Io sono te”, scritta da Assia Fiorillo con il contributo di Amalia De Simone e le ragazze detenute, è anche un modo per abbattere un muro che qualche volta ci fa pensare di essere i giusti e vedere chi sta dietro le sbarre solo come i reietti. Invece mischiarsi le vite aiuta a capire, aiuta a leggere meglio la storia di cui siamo tutti costruttori.
Colombia in my arms di Jenni Kivistö e Jussi Rastas
Finlandia, 1h31′
Ernesto, guerrigliero delle FARC, coltivatori di coca in povertà, un misterioso aristocratico e appassionato politico di destra, si spingono ai margini della loro morale, mentre la tanto celebrata pace cerca di muovere i primi passi in Colombia.
Digitalkarma di Mark Olexa e Francesca Scalisi
Svizzera, 1h18′
In un remoto villaggio annidato tra le colline nebbiose del Bangladesh settentrionale, una giovane ragazza di nome Rupa lotta contro il suo destino ineluttabile. Con una bicicletta, una macchina fotografica e solo la sua conoscenza, sfida le tradizioni e si fa strada verso l’emancipazione. Ma quando una disgrazia colpisce la sua famiglia, la libertà di Rupa è minacciata. Riuscirà a mantenere il fragile equilibrio tra le aspettative dei suoi cari e le proprie aspirazioni?
Do you think God loves immigrant kids, mum? di Rena Lusin Bitmez
Turchia, 1h29′
Questo film racconta la lotta delle famiglie armene emigrate ad Istanbul che cercano di fornire istruzione ai propri figli nonostante tutte le circostanze. Al centro di questa lotta, iniziata nel 2003, c’è una scuola centrata sulla mensa, situata nel seminterrato di una chiesa dove i bambini migranti ricevono un’istruzione da educatori volontari. Durante il film, la lotta dei bambini e delle loro famiglie, la loro vita quotidiana, le loro vecchie abitudini, i loro desideri, le loro difficoltà associate alla vita in una terra straniera vengono raccontate attraverso gli occhi di 4 bambini migranti.
La febbre di Gennaro di Daniele Cini
Italia, 53′
Cosa spinge il 19enne Gennaro, nato in Puglia, Italia, da genitori artigiani, a lasciarsi tutto alle spalle e dedicarsi anima e corpo ad aiutare le persone più svantaggiate della terra nelle zone di conflitto del mondo? Nel novembre 2017, dopo essersi offerto volontario in Siria, Libano, Cisgiordania e Niger, Gennaro, ora a bordo di una nave nel Mediterraneo, deve affrontare la temuta decisione di scegliere chi salvare. In quei momenti frenetici, ancora dolorosi da ricordare, salva Merline, una donna africana. Il salvataggio lascia un segno indelebile nella sua vita, spingendolo a seguire il suo “febbrile” bisogno di aiutare gli altri. Anni dopo, durante una missione in Colombia, Gennaro si misura contro un’altra situazione difficile, ma elettrizzante, quando la telefonata inaspettata di Merline dalla Germania lo porta a un nuovo viaggio, grazie, questa volta, a una lieta notizia.
La niebla de la paz di Joel Stangle
Colombia, 1h27′
Le montagne della Colombia sono state testimoni silenziose di 50 anni di guerra. Negli accampamenti ribelli nel cuore della foresta, Teo trascrive i difficili ricordi dei suoi compagni guerriglieri. Nel frattempo Boris, cameraman delle FARC, filma dietro le quinte dei negoziati di pace tra i leader delle FARC e il governo colombiano a Cuba. Mentre affrontano il tentativo di inserirsi di nuovo nella vita civile, si uniscono alla ricerca di un nascondiglio nascosto nella montagna.
Madre Luna di Daysi Burbano H.
Ecuador, 1h20′
In Italia un gruppo di madri migranti latinoamericane si batte contro l’ingiusto sistema di protezione dei minori che gli ha portato via i figli. Queste donne lottano con tutto il loro amore per recuperare i loro figli, in modo da poter ricominciare la loro vita.
Nowhere di Natalie Halla
Austria, 1h01′
Quando fugge dalla guerra con i Khmer rossi, Ngoc di otto anni riesce a sopravvivere da solo a un’odissea in barca di tre settimane. Grazie all’umanità di una famiglia austriaca, si integra nella società austriaca e diventa un rinomato medico. Quarant’anni dopo, decide di fornire assistenza medica ai rifugiati in arrivo in barca sull’isola di Lesbo. Lì si rende conto che il suo destino si ripete in questa nuova generazione di profughi e le vecchie ferite si aprono. Nell’intento di ritrovare la pace, inizia con la sua famiglia una difficile ricerca del proprio passato.
O tempo que resta di Thaís Borges
Brasile, 1h13′
Due donne dell’Amazzonia brasiliana, due storie. Una ha rotto con le relazioni di dipendenza imposte dalle milizie forestali. L’altra ha alzato la voce contro il settore agricolo e minerario che si espandevano nella foresta. Ora Maria Ivete Bastos e Osvalinda Marcelino Pereira sono destinate a morire. Le loro vite quotidiane sono un quadro della resistenza di tanti lavoratori rurali amazzonici e abitanti delle rive del fiume, persone che hanno bisogno della foresta per sopravvivere. Contro la fragilità dei loro corpi malati e le minacce che gli rubano la libertà, Ivete e Osvalinda reagiscono con vigore.
¿Quién mató a mi hermano? di Ana Fraile e Lucas Scavino
Argentina, 1h28′
È possibile essere poveri e trovare giustizia? È possibile trovare tutti i responsabili in un caso di sparizione forzata nella democrazia argentina? Il film racconta la storia di una donna, Vanesa, che conduce la sua battaglia per trovare giustizia e verità per suo fratello. È un compito difficile e doloroso, di fronte a magistrati e polizia che la disprezzano, che cercano di scoraggiarla ricorrendo a minacce e persecuzioni, che sono complici nel mettere a tacere e nascondere la verità sul fratello. Ma il ricordo di Luciano e il bisogno di verità e giustizia sono più forti. Vanesa cerca i responsabili morali e materiali e ripete all’infinito: chi ha ucciso mio fratello?
Y hoy somos recordados di Camilo Pauck
Honduras, 56′
Negli anni ’70, a Juticalpa, Olancho, si combatte una battaglia per la proprietà della terra. Le organizzazioni contadine hanno combattuto per una riforma agraria basata sul modello delle leghe contadine in Brasile. I proprietari terrieri, supportati dalla forza militare in Honduras, si oppongono a qualsiasi processo di riforma, minacciando e reprimendo i contadini. Non fu raggiunto alcun accordo e tra il 1972 e il 1975 si verificarono i massacri di La Talanquera, Santa Clara e Los Horcones, eventi che rima sero impuniti . Cinquant’anni dopo, la terra continua a essere il problema fondamentale dei contadini.