Giovani
Human Rights Youth
Ang Lihim ni Lea di Rico Gutierrez
Filippine, 5′
Quando Lea si trasferisce con suo padre nella loro nuova casa, improvvisamente acquisisce il potere di attraversare muri e porte chiuse. Non lo dice a nessuno, nemmeno a sua madre che lavora come infermiera a Londra. A scuola, Lea prova il suo nuovo potere inutilmente. Notando il suo strano comportamento, la professoressa Cynthia scopre presto che il potere di Lea è in realtà la capacità di sopravvivere al trauma straziante delle molestie sessuali da parte di suo padre.
Il posto della felicità di Aliosha Massine
Italia, 15′
Una mattina di dicembre, Rami, un immigrato irregolare di origini siriane, fugge dalla città e parte per la campagna con uno zaino sulle spalle. Rosa, una giovane donna italiana, fa la stessa cosa: a lato della strada, mentre passano le macchine, si toglie i tacchi alti, si infila degli scarponcini e, lasciandosi alle spalle la civiltà, si addentra nel bosco. Entrambi raggiungono la cima di una collina dove quattro loro amici sono in attesa di prendere parte a un rito e una festa che sarebbero impensabili in città.
La Napoli di mio padre di Alessia Bottone
Italia, 20′
Giuseppe guardava l’orizzonte come si osserva un desiderio, come qualcosa da raggiungere per cercare di essere libero. Fin da bambina sua figlia Alessia, la regista, lo vedeva spesso affacciarsi alla finestra, domandandosi cosa fosse in grado di attirare la sua attenzione in modo così intenso. Diversi anni dopo, durante un viaggio di ritorno a Napoli, città natale del padre, Alessia si ritrova a osservare nuovamente il padre. Anche questa volta Giuseppe è sempre di profilo e, mentre il paesaggio scorre incorniciato nel finestrino di un treno, il suo sguardo cerca di catturare ogni momento, per fermare quegli attimi e salvarli dallo scorrere veloce del tempo. Il padre descrive la sua Napoli e la sua infanzia conce ntrata nel quartiere Vicaria, tra i migranti che affollavano la stazione, Nanninella, Don Mario e il suo amico Napoleone con il quale esplorava la città con due taralli nelle tasche e tanti sogni nella testa. Il racconto di Giuseppe si focalizza anche sul tema della fuga nonché sulla paura dell’ignoto che accomuna gli emigranti italiani del secolo scorso con la valigia di cartone, ai migranti a bordo dei barconi dei giorni nostri. Mentre il treno divora le rotaie chilometro dopo chilometro, Alessia riesce a capire a cosa pensava e cosa vedeva suo padre quando si affacciava alla finestra: i suoi ricordi. Il ritorno a Napoli si trasforma quindi in un’occasione per raccontare il viaggio di una vita e conoscere le proprie origini. Perché per quanto lontano possi amo andare, torniamo sempre là, dove tutto è iniziato.