Cortometraggi
Le opere in Concorso
A pair of sandals (Bangladesh, 2017, 4:14 min) di Josim Uddin Ahmed
Sono stati violentati, torturati e uccisi. Sono stati stipati su barche e si trovano palleggiati tra paesi che non li vogliono. Sono tra le persone più perseguitate del mondo, che si sono dirette in Bangladesh per salvare la loro vita. Una bambina di Rohingya in fuga ha mostrato un paio di sandali a coloro che non l’hanno voluta vedere.
Barber Shop, New Dehli (Belgio, 2017, 26:10 min) di Luc Vrydaghs
L’India ha recentemente alzato la propria voce su uno degli aspetti più violenti della società: il numero incredibile di stupri e l’impunità degli aggressori.
Alcune donne hanno trovato la forza di resistere allo stigma della società. Soniya ha un salone di bellezza a Nuova Delhi. Sopravvissuta ad un attacco con acido e mutilata per il resto della sua vita, persegue la missione di dare bellezza e rispetto di sé alle donne intorno a lei. Barber Shop India dimostra che la bellezza è nella mente.
Il profumo delle stelle (Italia, 2017, 12:06 min) di Francesco Felli
Nino, uscito dopo trenta anni da un ospedale psichiatrico, si ritrova incapace di vivere diversamente. Proprio come Adriano, un medico di ospedale, cacciato di casa da sua moglie e anche incapace di trovare il coraggio di affrontare la vita. Entrambi troveranno nuovamente il significato di piccole cose.
Kerites (Fence) (Germania, 2017, 18:35 min) di Anna Ilin
Due famiglie, una che vive sul lato ungherese e una che vive sul lato serbo del confine. Tra di loro si erge la recinzione che dovrebbe impedire ai rifugiati di entrare nell’Unione Europea.
Memini (Italia, 2017, 29:23 min) di Marco Rossano
Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il regista compie con il padre, che soffre di Alzheimer, una ricerca di memorie personali e collettive. Il documentario racconta la storia di un uomo, Fausto Rossano, morto nel 2012, ultimo direttore dell’ex Ospedale Psichiatrico Leonardo Bianchi di Napoli, e della fondazione di una nazione, l’Italia, una nazione che dopo 150 anni mostra ancora profonde divisioni.
Next year (Turchia, 2017, 1:57 min) di Hasan Gunduz
Un bambino di 6 anni, Samet, vive in un villaggio che ha la scuola chiusa perché inutilizzabile. La scuola più vicina è molto lontana e ogni anno il capo del villaggio sceglie alcuni ragazzi che saranno in grado di resistere a questo viaggio impegnativo. Samet, che è follemente entusiasta di andare a scuola, si troverà, per questa ragione, ad affrontare la prima dura esperienza della sua vita.
Remember everything, to not forget anyone (Italia, 2016, 2:50 min) di Enrico Chiarugi
Un uomo cammina per Lampedusa, un’isola italiana nel mezzo del Mar Mediterraneo, recitando i nomi delle vittime del 3 ottobre 2013, quando più di 500 emigrati sono morti mentre tentano di raggiungere l’Europa. Costui è Marco Pietrantuono. È uno dei pochissimi ipertimesici italiani, persone con una straordinaria memoria. Se i nomi delle vittime sono pronunciati da una persona che non dimenticherà mai i loro nomi, saranno ricordati, in modo simbolicamente vivo, per sempre.
To My Children (Norvegia, 2017, 20:48 min) di Shwan Dler Qaradaki
Questo cortometraggio racconta una storia di fuga della guerra e di una nuova vita in Norvegia. L’artista curdo-iracheno Shwan Dler Qaradaki è arrivato in Norvegia come rifugiato nel 1999 dopo due anni di viaggio attraverso il Medio Oriente e l’Europa. Come testimone di prima mano alle atrocità della guerra, l’artista ritrae le difficoltà e le esperienze umane in un modo concreto e sorprendente. Combinando immagini acquerello e narrazione vocale, Qaradaki racconta alcune delle sue storie personali.
Unwelcome (USA, 2017, 15:55 min) di Ida Theresa Myklebost
Nel documentario incontriamo un bambino di sei anni che vive in una tenda in una stazione di servizio in Grecia, ai confini con la Repubblica di Macedonia. Lui e la sua famiglia sono fuggiti dal conflitto sanguinoso in Siria sperando di iniziare una nuova vita. Ma quando finalmente arrivano in Europa, trovano un continente che non li vuole; un continente che ha chiuso i suoi confini.
Questa è la vera storia della guerra siriana. Non sono i ribelli, le bombe, l’ISIS o l’esercito o le città fantasma. Sono le vittime della guerra. E chi sono più vittime dei bambini?