La Garganta Poderosa dà voce alle favelas nel Mondiale del Brasile
Da “The Guardian” del 1 luglio 2014 un articolo di Marcela Mora y Araujo
Marcela Mora è una giornalista specializzata in fatti di calcio e ha scritto libri molto conosciuti ed apprezzati su Maradona e altri miti del calcio moderno. Oggi si cimenta nella presentazione del lavoro dei “poderosi” …
La Garganta Poderosa dà voce alle favelas nel Mondiale del Brasile
C’è un piccolo campo di calcio sulla quinta stazione del “morro” di Santa Marta, nel quartiere di Botafogo di Rio de Janeiro, dove un gruppo di bambini brasiliani che vivono nella favela sta giocando contro una squadra di ragazzi argentini ospiti della favela. I bambini locali tengono una palla bianca, logora e malconcia, e stanno sfidando gli argentini, dicendo che, se vincono, si aggiudicheranno il loro trofeo Fifa Brasile. Il sole di mezzogiorno splende sulla arsa sommità della collina, dove la vista del Cristo Redentore sulla cima di una montagna vicina e le baie ondulate di Rio fiancheggiate da colline, letteralmente incantano…. può una tale bellezza essere umanamente possibile?
Il gruppo argentino comprende 14 giornalisti, redattori e corrispondenti de La Garganta, un progetto di rivista cooperativa portata avanti da un collettivo di giovani provenienti da varie “villas miserias” di Buenos Aires (questo è il termine argentino per designare i quartieri marginali, le baraccopoli) che è diventato uno dei più interessanti, dirompenti e innovativi fenomeni mediatici in circolazione. Scrivendo in rima – una sorta di “rap delle baroccopoli”, una versione postmoderna del gergo cockney – essi intervistano calciatori e riescono ad assicurarsi ottimi scoop e spunti originali, forse perché intuiscono storie e situazioni che i media tradizionali spesso non riescono a fiutare
La Garganta Poderosa sta raccontando la Coppa del Mondo dalle favelas e, per farlo, ha reclutato l’ex campione del mondo argentino René Houseman, “Il pazzo”, che viaggia con loro e gli dà suggerimenti. Houseman, che è cresciuto in una “villa”, ha affermato di avere segnato gol mentre, in alcuni casi, era completamente ubriaco. Da una redazione improvvisata in Santa Marta, essi raccontano come il popolo brasiliano sta vivendo questa Coppa del Mondo, mentre i loro giovani reporter indagano sulla prostituzione infantile, sui prezzi del mercato al dettaglio e sulle proteste politiche. Un loro redattore accreditato prepara i commenti sulle partite e gli altri commentano la partita brasiliana tra le favelas dove è cresciuto il mitico Adriano oppure organizzano una partita amichevole nel quartiere “Cidade de Deus” che ha guadagnato notorietà internazionale per un film che porta il suo nome.
Questi giovani redattori si indignano per la rappresentazione mediatica che viene data dei fenomeni di cui essi oggi parlano; il loro scopo è quello di ridare dignità e recuperare la voce delle persone che vivono in queste condizioni, eliminando lo stigma e le etichette che li hanno messo ai margini della società.
“Abbiamo iniziato il nostro progetto sociale, la costruzione di assemblee popolari, attraverso il calcio”, dice il loro editore, “così il calcio è l’essenza intima di ciò che siamo.” Essi non firmano gli articoli perché, per esplicita scelta, il lavoro deve essere anonimo, cooperativo e volontario. La loro filosofia è quella dell’integrazione, con le donne coinvolte ad ogni livello, anche sul campo di gioco, e la loro dichiarata agenda politica, tra le altre cose, combatte la brutalità della polizia – fin troppo frequente nei luoghi in cui vivono – con campagne organizzate.
Avendo respinto tutte le forme di sponsorizzazione commerciale o di investimenti aziendali per questa avventura di Coppa del Mondo, i giovani della Garganta hanno accettato di essere finanziati da CLACSO [un think-tank di scienze sociali latino-americano] che ha spiegato in un editoriale di El País perché stanno facendo questo: “Il calcio è un modo per comprendere la cultura popolare; c’è un calcio opprimente che mira a colonizzare i cuori e le menti delle persone più povere e a volte ci riesce; ma c’è anche un calcio liberatorio che, come una dinamite che abbatte i muri dell’emarginazione, fa vibrare l’anima popolare, riempiendola di emozione e di orgoglio”. Dalle colline di Santa Marta, a Rio de Janeiro, la Garganta Poderosa sta raccontando la storia di questa Coppa del Mondo in un modo che riflette la forza e la gioia dello sport, tenendo per mano le realtà sociali e culturali in cui essa vive. Quanti possono dire di fare altrettanto?