APERTURAFESTIVAL-LIUXIA2013-17Giovedì sera al PAN (Palazzo delle Arti di Napoli, via dei Mille, 60) il VI Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli ha aperto il suo programma di incontri mostrando le foto di Liu Xia, artista cinese confinata nel carcere senza alcuna colpa se non quella di avere scelto di sposare un attivista dei diritti umani, per provare a raccontare la parabola umana di una poetessa, scrittrice e pittrice che prova a ribellarsi, silenziosamente, alle privazioni a cui lei e suo marito, Liu Xiaobo, sono sottoposti da anni.

Il racconto della sua vita, costruito attraverso le testimonianze raccolte da Guy Sorman, curatore della mostra e riprese dal Console Generale di Francia a Napoli, Christian Thimonier, da Sabrina Innocenti per il Festival e dalle proff.sse Paola Paderni e Valeria Varriano dell’Orientale di Napoli, ha mostrato il profilo di una donna forte, ma resa fragile dal lungo isolamento a cui è stata sottoposta, terrorizzata dalla prospettiva dell’ospedale psichiatrico. Un racconto drammatico segnato dalle immagini originali di una visita clandestina che alcuni attivisti cinesi hanno catturato a casa sua, qualche mese fa, cogliendola emozionata e impaurita.

La serata ci ha dato modo di avvicinare un Paese lontano (ma sarebbe più giusto parlare di un continente) che vive, tra grandi contraddizioni, la sua scelta di conquistare il potere economico del pianeta e di mostrare un’immagine pacifica del suo popolo. Purtroppo, la storia di Liu Xia non ci rassicura affatto e il suo grido, lanciato attraverso le foto esposte al PAN, racconta le difficoltà di una donna di raffinata cultura che vive le privazioni e la segregazione che in genere sono riservate a pericolosi criminali. Un racconto che abbiamo già ascoltato nelle storie dei gulag sovietici e dei campi nazisti. Le sue poesie, lette dalla voce appassionata di Valeria Varriano, hanno fatto rivivere il racconto della sua vita privata e hanno richiamato l’infamia dei campi di concentramento, degli istituti di rieducazione che i dissidenti dei regimi totalitari hanno sperimentato sulla propria pelle, nel lungo percorso del Novecento.

L’interesse mostrato dal numeroso pubblico accorso al PAN, sia per le foto che per le testimonianze, ha confermato il potere della formula del Festival che, partendo dal cinema, dalla fotografie e dalla memoria, porta ad una riflessione più avanzata sul significato “politico” dell’arte  che, come ha ricordato Pino Bertelli, fotografo e scrittore, può aprire i nostri occhi ad una vera tutela del significato della vita e dei suoi valori più profondi, quali la libertà e l’eguaglianza.

E questa sembra essere la sfida che il Cinema e la Fotografia dei Diritti Umani, neologismo coniato da Bertelli, lanceranno nei prossimi giorni da Napoli, al resto del mondo.

Un delicato ritratto dei giovani cinesi di Napoli, preparato da Alessio Strazzullo ed Eliana de Leo, intitolato “Tutti i cinesi conoscono il kung fu”, ha chiuso la serata restituendoci il desiderio di capire quali siano le aspirazioni dei cinesi di casa nostra.

   
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