Sono ormai su tutti i giornali e le televisioni, sono il nostro incubo di occidentali onesti, sono i bambini più innocenti del mondo e i più colpiti dalle armi di tutta la storia dell’Umanità. Sono i bambini palestinesi che fuggono con le loro mamme da Gaza perché il Governo Israeliano, il più “democratico” dell’Oriente, gli ha imposto di fuggire il più lontano possibile da casa loro perché tutte le abitazioni della Striscia devono essere rase al suolo. Potrebbero essere nidi di gruppi armati di Hamas, la frangia terroristica di un Paese che non esiste, di un popolo senza terra, di una comunità senza pace e libertà da 80 anni.

L’ultima azione dei guerriglieri palestinesi è stata terribilmente letale e atroce nei dettagli e ha portato via molte vite e quasi trecento ostaggi civili israeliani. Un’azione meditata e studiata in tanti particolari, con grande impiego di uomini e mezzi, per beffare uno degli eserciti più forti del mondo, sostenuto da un’intelligence che tutti ammiravano, e che ora è stata ridicolizzata da un pugno di guerriglieri nascosti nel sottosuolo della Striscia di Gaza. Un’azione allo stesso tempo vile ed insopportabile, condotta per lo più contro civili inermi, con particolari raccapriccianti e di inutile violenza, la stessa violenza che i civili palestinesi subiscono da sempre, ma non per questo giusta.

Eppure questa esplosione di rabbia ricorda la forza disperata di altri popoli oppressi e senza speranza, la lotta di liberazione del Vietnam, la guerriglia dei soldati di Ho-Ci min che avevano scavato un camminamento lungo centinaia di chilometri per sfuggire all’aviazione USA. E come accadde nel 1975 agli occupanti americani, gli israeliani rischiano di perdere il braccio di ferro con la guerriglia, di ritrovarsi soli nel pantano del deserto mediorientale, come Napoleone in Russia, come Putin in Ucraina, come Hitler a Stalingrado. Tutte le grandi potenze militari sono state sconfitte fuori dal loro campo, tra la neve, nella sabbia, negli acquitrini, nel sottosuolo. La guerra, evidentemente, non insegna niente.

Ma la guerra, prima di affermare la sua tragica verità, miete comunque vittime deboli ed inermi. E i bambini sono oramai il bersaglio preferito di ogni conflitto. A Gaza i bambini muoiono dappertutto: nelle case che gli cadono addosso mentre dormono, mentre fuggono con le mamme, colpiti dal fuoco dei carrarmati mentre cercano un campo profughi che è sempre troppo pieno, negli ospedali dove provano a salvarli quando arrivano feriti e in fin di vita, nel deserto dove il cibo non arriva e l’acqua è un miraggio. Eppure tutti dicono che i bambini vanno salvati per primi.

Bombardare un campo profughi o un ospedale che sta funzionando a pieno ritmo non è solo un crimine di guerra, è un reato inestinguibile contro l’Umanità, è genocidio reiterato. E nessuno generale sarà mai giustificato o perdonato perché in quei sotterranei si nascondeva un leader terroristico. L’equazione “uno contro cento” non vale più, il “mai più” pronunciato contro i crimini nazisti e di tutte le dittature del Novecento va rispettato, altrimenti la Storia non esisterà più, non esisterà più l’Umanità. Anche la guerra ha le sue regole. O almeno dovrebbe averle, ma un cieco non può accorgersi del pericolo. E la guerra è cieca.

Di Gaza il nostro Festival vuole parlare mentre Gaza brucia e crolla e la sua gente, schiava da 60 anni, non sa più dove andare, ingannata e sterminata, a mani nude contro i cannoni e le bombe, schiacciata tra i progetti di morte degli spietati terroristi di Hamas e la lucida logica assassina dell’esercito israeliano e dei caccia bombardieri con la stella di David.

A parlare di Gaza al Festival sarà Luisa Morgantini, già vice presidente dell’Europarlamento, una vita passata a battersi contro le ingiustizie e lunga parte trascorsa a viaggiare in Palestina e a raccontare la fierezza e la pacificità di quel popolo. Luisa è presidente di Assopace Palestina e verrà a raccontare l’ultima fatica della rapporteur dell’ONU Francesca Albanese che ha descritto in 20 pagine le sofferenze dei piccoli palestinesi analizzate dal punto di vista giuridico, un dossier pubblicato solo pochi giorni fa che era pronto da tempo e non è certo stato influenzato dai fatti del 7 ottobre.  Con Luisa ci sarà Angelica Romano, co-presidente di Un Ponte per una ong italiana che ha lavorato molto in Cisgiordania e a Gaza.

E a rendere più emozionante la serata, due film di assoluto valore e una introduzione curata dall’attore Enzo Salomone che leggerà alcuni passi del dossier.

È il modo che abbiamo scelto per commentare questa guerra sporca che si copre di buoni motivi, da una parte e dall’altra, per sembrare una scelta politica. E invece è solo una guerra come le altre, una carneficina senza speranza di uscirne che dura da un secolo.

“I bambini di Gaza” avrà luogo giovedì 23 novembre alle ore 18.00 nello Spazio Comunale di Piazza Forcella. Si comincia con un breve film “Nightmare of Gaza” di Fara Nabulsi e proseguirà Enzo Salomone con la lettura di alcuni brani. Poi il dialogo tra Luisa Morgantini (Assopace Palestina) e Angelica Romano (Un Ponte per) sarà moderato da Maurizio del Bufalo, Coordinatore del Festival e si concluderà con la visione di “2 bambini al giorno” di David Waschemann, film israeliano sulla persecuzione dei bambini palestinesi nelle aree occupate.