Maurizio Giordano ed Edoardo Pera vincono la X edizione

La rinnovata formula del concorso cinematografico che il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli propone alle carceri della Campania anche quest’anno ha dato interessanti risultati.

“Cinema in libertà”, che da due anni ha superato il format di “Corti dentro”, apre la valutazione delle giurie delle Case Circondariali a cortometraggi ed anche a lungometraggi, offrendo, a detenuti/e e agli educatori, uno strumento di confronto e discussione su temi di attualità e storie vere.

I film che componevano il programma della edizione 2023 sono stati sei, tre corti e tre lunghi. Nella categoria lungometraggi figuravano tre film italiani: “Fuoco dentro” di De Chiara, Bruner e Liccardo, che narra la vita di Mario Paciolla, giovane agente di pace scomparso in Colombia tre anni fa, “Mathema” di Maurizio Giordano, racconti di scuola ritrovata per categorie sociali deboli, e “Storia di nessuno” di Costantino Margiotta, che parla  della fine e dell’oblio di Giovanni Lo Porto, operatore di pace in Pakistan. I cortometraggi spaziavano su autori di differenti paesi, dall’italiano Edoardo Pera con “Endless river”, denuncia degli orrori della guerra, a “The Wheel” del curdo Metin Ewr che racconta del diritto e del bisogno di informazione per un popolo oppresso, fino a “We have to survive” dello slovacco Thomas Krupa sui sopravvissuti dell’esplosione della centrale atomica di Fukushima in Giappone.

Le giurie delle carceri napoletane hanno indicato in “Mathema” e Endless river” i film vincitori e, come di consueto, il Festival di Napoli sta organizzando alcuni incontri nelle carceri con i registi premiati che avverranno nel mese di giugno. Questi incontri costituiscono il momento più emozionante dell’intera manifestazione perché consentono ai giurati di esprimere la loro curiosità con gli autori e di conoscere i retroscena della costruzione di un’opera audiovisiva. Spesso si creano, a margine di queste interviste, momenti di empatia tra pubblico e autori che solo il cinema riesce ad innescare. Proveremo a restituire alcune di queste emozioni nel resoconto che offriremo da queste pagine nei prossimi giorni.

A conclusione di questa edizione, non ci resta che ringraziare i dirigenti delle Case Circondariali napoletane di Poggioreale (Carlo Berdini), Secondigliano (Luisa Russo), Pozzuoli (Maria Luisa Palma) e di Arienzo (Annalaura de Fusco) e l’aiuto insostituibile di educatrici come Federica Tondo, Adriana Intilla, Rosaria Varrella e Gabriella di Stefano che hanno reso possibile, una volta ancora, questo piccolo miracolo di solidarietà e di cultura che si materializza, da dieci anni, oltre le mura del carcere.

Grazie anche a tutti i registi, in particolar modo a quelli stranieri che non potranno partecipare, che hanno accettato con slancio ed entusiasmo di essere con noi, sentendosi onorati di offrire col loro lavoro un attimo di riflessione a chi vive nella grave limitazione della propria libertà. Speriamo di avere reso un po’ più lieve qualche giornata ai nostri amici giurati che ci aspettano sempre con fiducia e ci ripagano con parole commoventi.

Maurizio Giordano

Napoletano, dopo la laurea in geologia, si divide tra cinema, teatro e scuola dove è docente di matematica. Tra i cortometraggi si segnala “Il buio e le sue paure”, girato con i bambini rom della periferia di Scampia, Napoli nel 1999. Nel 2004, con il fratello Francesco, lavora ad un primo mediometraggio nel carcere di Secondigliano, dal titolo profetico “Fischio d’inizio”, da cui avrà origine “Le stanze aperte” (2012), opera di elevato interesse culturale. Tra gli altri lavori, “Terra Infelix”, presentato al Festival di Salerno nel 2020, girato interamente nel casertano, in ambienti reali e con luce naturale, che racconta, senza mai nominarlo, il territorio detto “Terra dei fuochi” attraverso i percorsi quotidiani di tre persone che si sfiorano senza mai incontrarsi. Costato quattro anni di lavoro, ha finito per minare la salute del regista, costretto a tre interventi chirurgici durante la fase di post-produzione. Nel 2022 ha presentato “Mathema”, film documentario sull’educazione degli adulti, finanziato da Mic-Miur.

Edoardo Pera

Psicologo, psicoterapeuta, insegnante di meditazione. Oltre a quella privata, ha svolto attività di consulenza e formazione per Organizzazioni non governative (Aidos, Un Ponte Per, ecc.) in Giordania, Siria, Iraq, Tanzania, Nepal, Libano. Ma l’altra passione è il cinema. “Il primo film l’ho fatto a dodici anni, coinvolgendo tutta la famiglia in un’improbabile storia di fantasmi e bambini e costringendo mio padre, che aveva solo una piccola Kodak Instamatic, a fare acrobazie come se avesse una cinepresa Arriflex. Naturalmente il risultato fu piuttosto scarso. Anni dopo, incerto se scegliere tra il Centro Sperimentale di Cinematografia e l’università, scelsi quest’ultima e poi gli studi di Psicologia, seguendo l’altra mia passione: l’esplorazione della natura umana. Diventato uno psicoterapeuta e un insegnante di meditazione, qualche anno fa la vecchia passione si è rifatta avanti e, dopo aver frequentato un’accademia di cinema, ho cominciato a girare ‘Endless river’, il mio primo cortometraggio”.