Che la Siria sia un Paese distrutto da dieci anni di guerra è una frase che i media ci ripetono a frequenze regolari, ma cosa stia accadendo in Siria è difficile da capire per gli osservatori occasionali. L’informazione ha un po’ abbandonato questo grande Paese al suo destino anche perché i teatri di guerra e di conflitto sono aumentati e la relativa tranquillità della Siria non stimola gli interessi di giornali e televisioni.

Nell’edizione del 2018, il nostro Festival ha ospitato una delegazione dell’agenzia ONU (UNDP) che, da alcuni anni, segue, direttamente da Damasco, l’evoluzione del conflitto e con loro abbiamo cercato di capire la complessità del fenomeno “ricostruzione” cioè la disponibilità degli aiuti, in termini non solo finanziari, che la comunità internazionale sta mettendo a disposizione della Siria. Dopo tre anni chiederemo ancora a Giacomo Negrotto, collegato da Damasco, come prosegue questo processo e quali sono le possibili prospettive di ripresa del Paese.

Inoltre, il Festival ha stabilito da tempo un contatto con un giovane regista siriano, Simon Safieh, autore di un film molto apprezzato (Sardine’s trying to fly) con cui ha vinto una menzione al Festival del 2019. Simon sarà (molto probabilmente) a Napoli per spiegare la sua vicenda umana e professionale che gli è costata un arresto e alcune forme di tortura per avere cercato di svolgere il suo lavoro di filmmaker in un Paese distrutto dai bombardamenti e anche da una costante instabilità politica.

L’occasione offerta del dialogo con due testimoni di prima linea, intervistati dal freelance Ivan Grozny Compasso, ci consente di comprendere meglio le dinamiche che oggi si manifestano nel mondo politico siriano e lo scenario molto complicato delle alleanze che determinano lo sviluppo dell’area, all’indomani della partenza delle truppe della NATO dallo scenario mediorientale. Ma ci consentirà di capire com’è difficile, nella fase della ricostruzione, lasciare la libertà di espressione e di manovra al cineasta (e in generale agli intellettuali) che intendono raccontare la storia drammatica del ritorno, dopo la diaspora, di molti milioni di Siriani in Europa e in altre aree vicine. Sono previste proiezioni di brevi filmati di Ivan Grozny Compasso, reduce da un viaggio nell’Occidente Siriano (Rojava) e di brani filmati di Simon Safieh.

Sulla Siria pesa una responsabilità storica dell’attuale Governo non certamente risolvibile con una diatriba di opposizioni, che richiede, piuttosto, un enorme equilibrio e grande saggezza politica.

Nota: La serata di giovedì 18 novembre, a partire dalle ore 18.00, sarà dedicata alla Siria e prevede pubblico in presenza nello Spazio Comunale di Piazza Forcella in via della Vicaria Vecchia 23, Napoli, e sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli. L’evento sarà disponibile in differita su www.cinenapolidiritti.online.