XVI Festival – Riflessioni di mezzo percorso
Siamo al giro di boa di questa edizione 2024 e le novità che il programma ci ha proposto fin qui meritano una prima riflessione perché i risultati di ascolto sono stati importanti.
Il primo pensiero va ad Enrico Calamai, figura emblematica dei Diritti Umani in Italia, già ospite nelle edizioni del 2010 e del 2023, che ha riportato all’attenzione del nostro pubblico l’analogia tra i richiedenti asilo attuali (per lo più profughi provenienti dal mare) e gli italiani d’Argentina che chiedevano protezione all’Ambasciata Italiana di Buenos Aires negli anni 70, quando fu proprio a lui e meritare l’appellativo di “Schindler italiano”, salvandone alcune centinaia dalla persecuzione della dittatura di Videla.
La sua preziosa disobbedienza alle regole imposte dal Ministro degli Esteri Andreotti gli è valsa la definizione di “Giusto” e la imperitura gratitudine di tanti testimoni che sfilano davanti alle telecamere del regista Enrico Blatti, nel film (“Enrico Calamai, una vita per i Diritti Umani”) che ha aperto il concorso cinematografico di quest’anno.
La figura di Calamai è ancora oggi, a 50 anni da quei giorni, dritta e fiera a testimoniare il coraggio che si richiede in momenti come questi agli uomini delle istituzioni, a dispetto delle connivenze criminali della politica. Siamo orgogliosi che il nostro Festival 2024 ha aperto i battenti con il suo sereno sorriso, con poche parole indimenticabili.
Non minore attenzione e successo di pubblico ha meritato il Tributo a Danilo Dolci che ha visto una piacevole vicinanza di giovani e meno giovani riempire tutti i posti della Biblioteca Annalisa Durante, mentre Giuseppe Barone, vice presidente del centro Sviluppo Creativo Danilo Dolci, raccontava della sua lunga collaborazione con il pacifista triestino e del senso della maieutica partecipata.
E’ stata Isabella Behar, docente napoletana, a stimolare gli studenti presenti e a presentare la figura di Danilo alla platea, introducendo l’affondo di Barone e le letture di brani e poesie.
Straordinaria è stata la recitazione di Giuseppe Semeraro, attore salentino, nel monologo “Digiunando di fronte al mare” in cui il dialogo virtuale tra un contadino palermitano, compagno di Dolci, e lo stesso pacifista, ha dato vita ad un confronto sulla forza comunicativa della maieutica, rivolta alla gente povera di Trappeto, vittima di abusi dello Stato e della Mafia. Semeraro ha raccolto una ovazione lunga e meritata del pubblico presente a cui ha rivolto un sincero ringraziamento.
Il Festival ha quindi proseguito il suo cammino attraverso la presentazione serale dei film in concorso, introdotti da Mario Leombruno che ha curato lo sviluppo del bando e della selezione dei film finalisti, aprendo gli orizzonti alle varie regioni del mondo da cui pervengono a Napoli opere di grande interesse. Due su tutti vorremmo segnalarle per la forza con cui hanno stimolato il pubblico presente nell’Aula delle Mura Greche dell’Orientale, sede del nostro concorso cinematografico: “Shalom-Saalam-Peace” di Alexia Tsouni, che ha vinto il Premio Per la Pace dell’Ambasciata Svizzera e “Lettere da Shangal”, dolorosa ricostruzione della strage degli Yezidi durante l’assalto dell’Isis all’Iraq nel 2014, presentato da Fariborz Kamkari, sceneggiatore curdo iraniano.
Il confronto con questi due straordinari registi e testimoni, una del faticoso cammino dei pacifisti israeliani e l’altro delle pesanti discriminazioni e stragi subite dalla minoranza Yezida, ci ha offerto la misura del vuoto che l’informazione dei nostri media lascia a proposito delle profonde trasformazioni in corso nel Vicino Oriente. In “Shalom-Saalam-Peace”, l’odissea di una pacifista israeliana che rifiuta di arruolarsi nell’esercito e subisce sanzioni e carcere per questa sua dolorosa scelta, offre il filo conduttore al film, a cui fanno da sfondo le sue riflessioni sul senso della guerra e la sua voce narrante, in un drammatico alternarsi. “Lettere da Shangal” è invece la ricostruzione abile e dettagliata del sacrificio di un popolo coraggioso e soprattutto delle sue donne, che ha impedito, armi in pugno, il dilagare dell’Isis nelle regioni asiatiche. Le riflessioni dei due ospiti hanno dato vita a dibattiti che hanno coinvolto fino a tarda ora il pubblico presente, svelando il contenuto di contro informazione intrinseco nel Cinema dei Diritti Umani, il suo valore di assoluta originalità e unicità, frutto della voce dei testimoni.
Siamo grati all’Ambasciata Svizzera per l’aiuto che, da 5 anni, ci accorda per sviluppare il dibattito attorno alla Pace, attraverso opere di assoluto valore; quest’anno la presenza del Vice Ambasciatore Michele Coduri ci ha confermato l’importanza di questa alleanza che potrebbe aprirsi a nuove forme di collaborazione, ora che, più che mai, la Pace è in serio pericolo in tutto il mondo.
Infine, il Festival ha gettato le basi di un’alleanza tra gli Atenei napoletani (Orientale in primis, ma anche Federico II) e le Università della Pace che hanno accettato di venire a Napoli a presentare i loro corsi per la preparazione degli Operatori di Pace, in vista della nascente Summer School della primavera del 2025 a cui contribuiranno l’Orientale, le Nazioni Unite e il Festival del Cinema dei Diritti Umani. C’è stata grande attenzione agli interventi di Roberto Savio (delegato della UPeace delle Nazioni Unite) e di Ashok Swain di Uppsala e Laurent Goetschel della Swiss Foundation di Basilea. Ed è stato molto interessante scoprire che anche a Napoli, grazie al lavoro del prof. Renato Briganti, esiste un nucleo resistente di formatori della cooperazione internazionale.
Queste grandi potenzialità serviranno ad orientare i giovani studenti campani ed italiani verso le Professioni della Pace e ad ospitare, ogni anno in primavera, a Napoli, una vetrina di queste scuole, per offrire opportunità di formazione e lavoro ai nostri giovani ed onorare, al tempo stesso, la memoria del costruttore di Pace napoletano Mario Paciolla, il cui tragico destino attende da 4 anni verità e giustizia.
I prossimi giorni si annunciano quindi forieri di importanti eventi e interessanti proiezioni, dall’incontro con Daniela Dolci (18 novembre) fino al confronto con le pacifiste israeliane e palestinesi di Combatants for Peace (19 e 20), l’arrivo della delegazione della Terza Marcia Mondiale (21 novembre) e l’incontro con le tante Scuole di Pace di strada, sostenute dal progetto di “Costituente della Terra” del giurista Luigi Ferrajoli. Non sarà da meno la serata finale (22 novembre), scoppiettante di premiazioni dei film vincitori delle varie categorie di concorso e della musica ironica e maliziosa di Peppe Voltarelli che chiuderà questa appassionante carrellata sullo stato globale della Pace e dei Diritti Umani.