Francesca Albanese il 9 gennaio presenta a Napoli il suo libro “J’accuse”
Nero su bianco, le responsabilità dei fatti del 7 ottobre e le verità di un’occupazione senza fine
Raccogliendo l’invito del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, la rapporteur dell’ONU per i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, sarà a Napoli, all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di via Monte di Dio 14, martedi 9 gennaio alle ore 17.00 per presentare il suo ultimo saggio “J’accuse” (ed. RCS, 2023) scritto a quattro mani con il giornalista Christian Elia, con postfazione della filosofa Roberta de Monticelli. Sarà quella l’occasione per ribadire il punto di vista di uno dei principali testimoni della delicata “questione palestinese”.
Esperta giurista e docente di Diritto internazionale affiliata presso la Georgetown University (USA), studiosa e difensora dei Diritti Umani, consulente da oltre vent’anni dei programmi delle Nazioni Unite nei Paesi Terzi e in Medio Oriente, la Albanese è autrice di autorevoli saggi sulla condizione del popolo palestinese e dal 2022 è Relatrice speciale dell’ONU per quest’area.
La sue tesi sulla crisi mediorientale, presentate in tre dossier prodotti negli ultimi anni, in cui si denunciano le cause più profonde delle tensioni accumulatesi nell’area tra due popoli che non hanno mai potuto avviarsi ad una pacifica, convivenza, spiegano senza mezzi termini l’esistenza di una grave discriminazione nei riguardi del popolo palestinese (apartheid) da parte dell’occupante israeliano e delle gravi e reiterate inadempienze al diritto internazionale di cui Israele è responsabile. L’atto d’accusa del libro, parte dunque dalla mancanza di chiarezza che i media e le esasperate politiche nazionali e occidentali hanno prodotto per nascondere lo stato di subalternità neocoloniale in cui il popolo di Gaza e della Cisgiordania vengono tenuti da decenni.
Il recente, attentato di Hamas, con la sua strage inutile e sanguinaria, ha offerto l’occasione, alla destra israeliana più estrema, di rilanciare i propri progetti di appropriazione della terra palestinese, offrendo un nuovo, inatteso casus belli per incoraggiare l’aggressione ai danni della popolazione civile più debole, sostenendo, di fatto, l’occupazione silente e graduale dei coloni.
Stavolta nel mirino di uno degli eserciti più potenti del mondo sono caduti ben due milioni di cittadini palestinesi che vivevano, da decenni, nella prigione a cielo aperto più grande del mondo, il territorio di Gaza. La risposta militare dello Stato di Israele all’attacco di Hamas è stata violentissima, inammissibile, considerato che quasi tutti gli edifici civili della Striscia di Gaza sono stati rasi al suolo da bombardamenti che non troveranno mai sufficiente giustificazione e la popolazione di questa regione è stata costretta ad un’evacuazione degna dei peggiori pogrom della storia. Oltre 20.000 morti in 100 giorni per colpire Hamas e i suoi nascondigli, hanno portato a distruggere ospedali, scuole, luoghi di culto, case e rifugi, uccidendo tra l’altro migliaia di medici, infermieri, giornalisti, agenti umanitari e personale di supporto, e a radere al suolo campi profughi e villaggi sotto la protezione dell’ONU e delle ong internazionali.
Il Mondo si è rivelato impotente a fermare questa strage di innocenti e, in molti casi, si è reso complice, col suo silenzio, di questa carneficina che, giustamente, è stata definita genocidio. Il mondo si è spaccato in due davanti a tanta ferocia che sta disegnando nuove, ciniche geografie di potere.
Le stesse Nazioni Unite, attraverso le dichiarazioni del Segretario Generale Guterres, sono state oggetto di gravi attacchi per avere fatto notare che la scellerata gestione dei Territori occupati da Israele nel 1967 è semplicemente insostenibile da parte del popolo Palestinese e che costituisce la prima minaccia alla Pace nella regione.
Ad ogni modo, la crisi Palestinese ha messo tutto il mondo davanti alla necessità di trovare nuovi equilibri internazionali per garantire la convivenza pacifica e pone radicalmente in discussione il ruolo dell’ONU come garante della Pace internazionale.
La voce di Francesca Albanese, dando nuovo slancio all’azione dell’ONU, si leva alta e chiara in questo scenario apocalittico per offrire una lettura chiara degli avvenimenti e il suo libro, le sue riflessioni, sono di monito per tutti coloro che, dicendosi garantisti, fingono di ignorare che lo stato di schiavitù del popolo palestinese non è più sopportabile né dai diretti interessati né dalla comunità internazionale.
La tesi conclusiva della Albanese è semplice e perentoria: o si rispetta il diritto internazionale o la guerra diventerà endemica. O Diritti e Pace, o guerra e genocidio.
A discutere con Francesca Albanese di questi temi scottanti ci saranno alcuni esperti, politici e giuristi: Luisa Morgantini, leader di Assopace Palestina e già vicepresidente del Parlamento Europeo, Luigi Daniele, docente di Diritto Penale e Diritto Umanitario Internazionale presso la Nottingham University e Luigi de Magistris, già sindaco di Napoli e magistrato. Ad introdurre la serata, Maurizio del Bufalo, Coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.