C’è poco da stare allegri se una edizione del nostro Festival dedicata ai “bambini in guerra” ha riscosso un successo di pubblico e di critica molto significativo. Se i nostri “bambini”, raccontati sotto tante latitudini, da Kiev a Napoli, da Buenos Aires a Gaza partendo da Cutro, hanno ricevuto le attenzioni degli esperti e degli operatori del settore, ma anche dei giovani e del grande pubblico, è perché i costi umani di questo sviluppo, esasperato dalla competizione globale e dallo sfruttamento del lavoro, non risparmiano nessuno e le ipocrisie che vorrebbero i bambini sacri e intoccabili, cadono miseramente davanti alle ragioni della guerra, alla logica della distruzione dell’altro, dell’avversario, del nemico, a fini di lucro e di potere.

E così ancora una volta, come nel caso della pandemia e della crisi dell’ONU, abbiamo scelto un target sensibile e drammatico che ci ha messo davanti agli occhi un mondo sommerso, di sofferenze ed abusi, in cui i modelli di sviluppo sono di nuovo sotto accusa, colpevoli di aggredire i più deboli.

Ce ne siamo accorti quando abbiamo scelto di parlare dei bambini annegati nello Ionio mentre cercavano di arrivare in Europa, fuggendo da Paesi poveri e violenti, ed è successo anche per la martoriata Gaza palestinese, evacuata in tempi record dalle truppe israeliane, con donne e bambini che fuggono terrorizzati dalle bombe e muoiono persino negli ospedali. Ma è successo anche quando abbiamo puntato i riflettori sui bambini di Napoli che giocano alla morte con le baby gang e imitano le gesta dei boss mafiosi dei quartieri o quando, in Ucraina, diventano il bersaglio preferito dei soldati russi, per cancellare, con le deportazioni, le radici del popolo nemico.

Non c’è scampo per nessuna religione, nessuna ideologia. La guerra dei bambini è una crudeltà che non conosce limiti di tempo, ma attraversa la storia dell’Occidente e dell’Oriente nel bisogno di affermazione che ogni logica di potere porta con sé.

Sorprende pensare che anche laddove non ci sia una guerra in atto, come in Italia, le leggi e i decreti si succedano per rendere sempre più complicata la vita dei bambini più deboli. È il caso dei “minori stranieri non accompagnati” che abbiamo studiato e conosciuto grazie all’impegno dei Tutori in Rete. Si tratta di una organizzazione che riunisce le figure sociali definite dalla legge Zampa (tutori volontari, legge 47/2017) che si occupano di questi bambini migranti, arrivati dal mare o dalle rotte balcaniche, che denunciano la pericolosa promiscuità provocata dagli ultimi decreti del nostro Governo. Queste nuove misure costringono di fatto una parte dei minori a convivere con gli adulti nei centri di accoglienza che, a dire il vero, sono più simili alle carceri che alle case famiglia. Il rischio di abusi e violenze a cui vengono esposti questi minori è altissimo e queste misure cancellano le protezioni previste dalla legge Zampa per una delle categorie più fragili esistenti nel nostro Paese.

Il Festival di quest’anno, oltre a ricordare le vittime di Cutro e rivivere le storie dei figli ritrovati dei desaparecidos argentini, ha provato quindi ad affrontare la necessità di creare dei punti di riferimento per la società civile in Campania, al fine di offrire protezione legale ai minori migranti e moltiplicare il numero dei tutori volontari, difendendo i principi della legge Zampa. È un esempio di come il nostro lavoro si orienta verso iniziative concrete per dare risposte a necessità emerse dal lavoro di ricerca del Festival. E di questo sforzo abbiamo reso partecipi i docenti e gli studenti di 6 istituti medi superiori di Napoli che ci hanno ripagato con un’attenzione e partecipazione degna di una lezione magistrale, nella maestosa cornice del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, nelle mattinate del 20 e 22 novembre.

E’ questo il nostro contributo alla difesa e tutela dei Diritti Umani e DirittiMinori che, in Europa come nei Paesi poveri, sono violati dalle istituzioni e dalle imprese, dai gruppi di potere e dai singoli, a dimostrazione che il 75simo compleanno della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che ricorre tra pochi giorni, è l’anniversario di un’idea di eguaglianza troppe volte vilipesa e umiliata, ma figlia di una intuizione che ancora oggi merita tutto il nostro rispetto e che ha ispirato questa nostra manifestazione e le lotte che verranno.

Il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli intende per questo ringraziare gli ospiti graditissimi che hanno consentito, con la loro presenza e il contributo delle loro idee ed esperienze, la realizzazione di un’edizione davvero straordinaria.

Tra essi

  • Domenico Rizzuti, l’instancabile Roberto Savio e Abdelfetah Mohamed, Anna Polo e Luciano Scalettari e il maestro Luigi Ferrajoli per il lucido esame della condizione di stallo in cui versano le navi umanitarie e la necessità di un intervento dell’ONU a difesa della Pace e dei migranti le cui vite sono a rischio sulle rotte della speranza verso l’Europa, come accade da molti secoli,
  • Francesca Corbo di Amnesty e il regista Fabio Masi, le Memorie Mediterranee e Domenico Oliverio, commoventi testimoni dei fatti di Cutro,
  • la instancabile e generosa Raffaella Cosentino e Olha Yerokhina per un racconto coraggioso della situazione ucraina e dei bimbi rapiti dall’esercito russo,
  • Paola Scafidi, Luca Attanasio, Glauco Iermano e Veronica Boggini con le loro storie di minori immigrati difesi da tutori volontari e attivisti delle ong,
  • la senatrice Sandra Zampa con il suo visionario impegno istituzionale,
  • Maria Luisa Iavarone e Dario del Porto per i racconti vissuti sulla loro pelle e le riflessioni sulla microcriminalità urbana e Amalia de Simone, regista di due film bellissimi sui minori delle aree metropolitane
  • Isaia Sales, Maurizio Braucci, Gianluca Guida e Pino Perna che, da angolazioni diverse, dalla parte della società civile e delle istituzioni, ci hanno reso conto del mondo chiuso e spietato della criminalità minorile napoletana che presenta affinità anche in metropoli lontane e del bisogno di Stato che tutto ciò rivela,
  • Luisa Morgantini che ha dedicato la sua vita alla causa Palestinese e oggi assiste sconvolta al degenerare della vendetta di un esercito organizzatissimo contro un popolo in fuga,
  • Julio Santucho ed Enrico Calamai, testimoni di una storia del Novecento argentino, spietata, che pensavamo lontano e che oggi ci ripropone le sue contraddizioni, ma ci conferma pure che nessuna guerra potrà mai cancellare la forza dell’amore materno e il coraggio dei servitori dello Stato e di coloro che sanno disobbedire in nome dell’umanità.

Infine un ringraziamento particolare va ad Angelica Romano che ci ha affiancato non solo come partner, ma come amica ed esperta conoscitrice di realtà internazionali e della complessità del lavoro dei cooperanti e all’ultimo ospite in senso temporale, Gianni Tognoni, da sempre difensore dei Diritti Umani sotto tutte le latitudini del mondo, saggio e attento conoscitore dei sistemi politici globali.

E un grazie non meno importante per il buon esito degli Eventi, va agli artisti come l’amico, attore, Enzo Salomone che ci segue da almeno 12 anni per dare voce ai passaggi più importanti della nostra avventura, a Stefi Donisi e la sua Milonga Portena che abbiamo ritrovato dopo 15 anni con immutata passione per il tango e i balli latinoamericani che ci ricordano la nostra origine “argentina” e per il nostro compagno di strada Massimo Ferrante, voce della musica popolare meridionale, che ci accompagna da Riace a Napoli nelle avventure più scomode e bisognose di una voce amica.

Sono stati eventi straordinari, a tutti grazie di averci regalato la vostra fiducia, il vostro tempo, i racconti della vostra vita.