Perché il villaggio globale è il futuro dell’Europa

Si può essere così convinti dell’innocenza di un uomo fino al punto da partire da Parigi e viaggiare fino al mar Ionio, superare la distanza, la stanchezza e le frontiere per dire ad alta voce, davanti al tribunale di Reggio Calabria, “Noi siamo con Mimmo Lucano”?

È quello che stanno facendo Katia, Sabine, Claire e Filippo, attivisti francesi dei Diritti Umani che hanno voluto raggiungere in questi giorni “caldissimi” (politicamente parlando) Riace per, poi, risalire l’Italia a tappe, fermandosi in alcune città importanti (Napoli, Roma, Bologna) e tornare in Francia con un messaggio di speranza; e poi attendere Mimmo Lucano a Marsiglia, il 5 novembre prossimo, per offrirgli finalmente la cittadinanza onoraria. E’ un gesto commovente e fiero che noi del Festival di Napoli abbiamo voluto intitolare “Dalla Francia con amore”, aprendo le porte di palazzo Serra di Cassano (una dimora che non ha dimenticato i protagonisti della Repubblica Partenopea) per dire benvenuto a chi ha portato la propria solidarietà all’ex Sindaco di Riace, crocefisso da una magistratura spaventata dal messaggio rivoluzionario del Villaggio Globale.

Non è la prima volta, da quando è cominciato il calvario di Mimmo Lucano, colpito nel 2018 dalle bordate dell’allora ministro degli Interni, che l’abbraccio solidale del suo popolo supera di gran lunga il giudizio dei tribunali. Era già successo in occasione degli arresti domiciliari a Riace e del confino a Caulonia. Ora, la sentenza del settembre 2021, che gli ha comminato 13 anni mezzo di carcere e una multa di 700.000 euro, accusandolo odiosamente di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, ha scatenato una solidarietà europea che è difficile ritrovare nelle cronache degli ultimi anni. E non si tratta solo di partigiani infatuati, come vorrebbe far credere una certa propaganda diffamatoria, ma sono tantissimi gli intellettuali che dichiarano apertamente la stima per l’ex Sindaco di Riace. La verità è che Mimmo ha mostrato molto più senso delle istituzioni di chi lo condanna e forse, chi vuole punirlo, non vuole e non sa vedere oltre la norma.

Domenico Lucano è senz’altro il “fuorilegge” più amato d’Italia ed anche le cittadinanze onorarie ottenute in varie città d’Europa cominciano a contarsi a decine. La delegazione francese che approderà a Napoli il 31 ottobre prossimo è l’ennesima carovana che raggiunge Riace per confermare quello che oramai tutti sanno, che in Europa è in atto una caccia all’uomo che non conosce confini, per criminalizzare la solidarietà e il dissenso al pensiero unico. Lo avevamo denunciato a Riace lo scorso giugno, in compagnia dei parlamentari europei del gruppo Green. E le preture di tutta Europa sono al lavoro, da sud a nord, dalla Val Susa alle navi umanitarie, per trovare “mostri” da sbattere in pasto ai media, alimentando la paura dell’altro, il sospetto che chi viene da paesi lontani non sia un disperato che cerca una vita più degna, ma un potenziale criminale e chi lo aiuta e lo ospita è comunque un predatore di danaro pubblico, salvo poi scoprire che chi sostiene queste tesi è coinvolto in scandali di sfruttamento dei migranti.

Certo è che queste calunnie alimentano l’odio sociale che ha rotto il patto di coesione tra le nostre comunità e ha reso deserti i paesi del Mezzogiorno. Nessuno, più dei sindaci calabresi, conosce il valore della manodopera e delle energie che solo i migranti e i profughi possono donare a chi gli apre le porte di casa, assicurandogli quella vita che, nei paesi d’origine, gli viene negata dalla fame e dalla dittatura; il nostro Sud ha un bisogno assoluto di questo impulso di vita, eppure negare l’evidenza è diventato lo slogan politico di chi cerca di fermare la storia. E un po’ alla volta ci stiamo abituando al paradosso di un governo che apparentemente impedisce lo sbarco dei migranti e poi, ipocritamente, ne favorisce lo sfruttamento schiavistico, fingendo di non vedere i campi e le baracche dove i neri sono ammassati come sacchi, pronti ogni mattina al reclutamento dei caporali comandati dalla mafia. E altrettanto avviene nei campi profughi della Libia dove lo sfruttamento di milioni di africani in fuga è ormai il cuore dell’economia locale. Ma noi facciamo finta di non vedere, di non sapere e alimentiamo la menzogna della paura, la macchina delle armi e della guerra, dello sfruttamento legalizzato.

Per fortuna, le reti telematiche e i sistemi di comunicazione capillari ci restituiscono un’immagine più nitida della realtà e il mainstream non riesce ad ingabbiare completamente le energie sane che, prima o poi, riaffiorano davanti ai nostri occhi. Per questo diamo il benvenuto alla carovana che viene da Parigi e passa per Riace, restituendoci un profilo più veritiero, più sereno, di Domenico Lucano e del suo progetto. Diremo grazie ai nostri ospiti perché ci aiutano a capire che Riace e il Mezzogiorno sono ostaggio di questa Europa impazzita che vende armi e non si accorge del crimine che c’è dietro la rapina delle fonti energetiche africane, dell’immenso lavoro che c’è da fare per combattere la criminalità e la miseria e preferisce fungere da avamposto atlantico nella guerra fredda degli anni Tremila.

Dietro l’avventura giudiziaria di Mimmo Lucano si nasconde l’inganno del potere che costruisce un “fuorilegge” partendo da un uomo solo e indifeso perché ha avuto la sola colpa di mostrare come andava affrontato il fenomeno migratorio, senza ghetti, senza sistemi di sicurezza, ma con grande rispetto per l’umanità di chi bussa alla nostra porta per dividere il pane e aiutarci a ricostruire la storia dei nostri piccoli paesi, il patrimonio più vero della nostra civiltà. Tutto questo stride con il disegno predatorio dell’Occidente e fa paura ai burocrati di Bruxelles e di Roma che preferiscono l’uso della forza per respingere la storia che avanza, scegliendo lo sperpero di danaro al posto dell’economia della solidarietà e della cooperazione internazionale.

Ora, finalmente, il motivo della persecuzione nei confronti di Lucano appare più chiaro, nell’aumento vertiginoso che gli arrivi di migranti stanno facendo registrare in questi ultimi mesi, nell’incapacità dell’Europa a gestire questo fiume carsico, tutta presa com’è a difendere militarmente i suoi territori, ad erigere muri, a farci credere che la guerra sia inevitabile.

Benvenuti amici francesi che ci portate un messaggio di Pace e l’idea di un’Europa unita e solidale, proprio mentre intorno a noi ha ripreso a soffiare il vento degli ottusi nazionalismi.

Ci vuole amore per organizzare una carovana come questa.

Speriamo che l’amore salvi Riace, l’Europa, il Mondo.

Maurizio del Bufalo