Non capita spesso ad una comunità, tra quelle sterminate dall’odio del razzismo e dell’integralismo religioso e ideologico, di trovare difensori appassionati come è capitato agli Ezidi. Il popolo degli Ezidi, minoranza etno-religiosa non mussulmana insediata da sempre nei villaggi dell’Iraq, è stata oggetto, nel 2014, di un vero e proprio genocidio ad opera dell’Isis, la fazione musulmana che ha tenuto il mondo sospeso con le sue azioni terroristiche condotte da kamikaze e martiri della fede islamica più estrema. Dobbiamo ad Amy Beam, attivista dei Diritti Umani, statunitense, da sette anni impegnata notte e giorno con tutte le sue forze nella difesa di questo piccolo popolo (350.000 persone), la diffusione della conoscenza su questa minoranza asiatica dedita alla pastorizia, alle attività agresti, fedeli ad una religione che non ha nulla a che vedere con il credo musulmano.

Amy, consulente informatica in pensione, ha conosciuto per puro caso l’esistenza di questo popolo, dopo avere intercettato un gruppo di loro in fuga sulle montagne della Turchia che le narrarono la loro storia. Da quel giorno la sua vita è cambiata e la missione che si è data è di tentare di salvare quanti più Ezidi possibili, informando il mondo della disumanità della loro persecuzione, scrivendo un libro, “The last Yezidi genocide” e producendo un documentario dallo stesso nome.

Il fatto è che gli Ezidi, dopo l’espulsione ad opera dell’Isis dall’Iraq, hanno incontrato molti altri nemici occasionali e la loro vicenda si è intrecciata con i problemi globali legati alle migrazioni. Una vicenda esemplare è quella di un gruppo che è prigioniero nel bosco al confine tra Lituania e Polonia e tenta di entrare in Europa, ma è sistematicamente respinto dalla polizia polacca mentre la Polonia dichiara di voler costruire addirittura un nuovo muro per difendersi da loro e da altri migranti. La strumentalizzazione del loro dramma esistenziale è opera del regime Bielorusso che li ha attratti nel proprio Paese con l’illusione di farli entrare in Europa, ma si è trattato di un inganno che è servito al dittatore Bielorusso per premere sull’Europa che lo accusa di sistematiche violazioni dei Diritti Umani e non intende accogliere il suo paese nella UE.

Il Festival ha chiesto ad Amy Beam di preparare alcune interviste esclusive in cui  Amy descrive la situazione storica ed attuale di questo popolo ed ha invitato Ivan Grozny Compasso, giornalista italiano che ha collaborato con la Beam, a commentare questi filmati e a collegarsi con lei per un confronto diretto. L’evento si concluderà con il lancio di una campagna per l’adozione degli Ezidi che verrà rivolta ai piccoli Comuni Italiani spopolati, in cerca di nuovi abitanti. A mostrare interesse alla proposta della Beam sono già alcuni centri come Zungoli, in provincia di Avellino e una grande città come Taranto.

Nota: il Festival incontrerà Ivan Compasso, in presenza, la sera di sabato 13 novembre alle ore 18.00 nello Spazio Comunale Piazza Forcella, quando si collegherà con Amy Beam in ascolto da Washington DC (USA). L’evento potrà anche essere seguito in diretta sulla pagina Facebook del Festival e inoltre sarà registrato e consultabile nella sezione Eventi di www.cinenapolidiritti.online