Pandemia: diritti in ginocchio
Parole e immagini dal XII Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli
Curatore: Laura Sudiro
Editore: Cultura e Dintorni
Anno edizione: 2021
In commercio dal: 27 agosto 2021
Pagine: 168 p., ill. , Brossura
ISBN: 9788897538622
Prezzo: 15 euro
Sommario
Premessa (a cura di Laura Sudiro)
Introduzione (a cura di Maurizio Del Bufalo)
Prefazione (a cura di Marco Asunis)
Tributo a Mario Paciolla
Prima Parte: Gli eventi internazionali –Temi e discussioni
Un virus globale
Pandemia e democrazia Tavola Rotonda con Gianni Tognoni e Maria Tavernini
Popoli senza respiro: testimonianze dal mondo
Europa dell’est: sovranismi nel cuore dell’Europa Tavola Rotonda con Raffaele Crocco
America Latina: continuità della violenza (e della resistenza) Tavola Rotonda con Álvaro de la Barra
Il lockdown delle donne palestinesi Tavola Rotonda con Alice Pistolesi
Virus e costituzione
Salute mentale e diritti durante il lockdown Tavola Rotonda con Mauro Palma e Gisella Trincas
L’Italia che resiste Tavola Rotonda con Nicoletta Dosio ed Ermelinda Varrese
Il cinema oltre il muro
Pandemia e carceri Tavola Rotonda con Gherardo Colombo
Napoli porto aperto
Napoli dà il benvenuto alla nave ResQ Tavola Rotonda con Luciano Scalettari e Alex Zanotelli
Il Fuorilegge Tavola Rotonda con Domenico (Mimmo) Lucano
Migranti e media
Seconde generazioni e media: narrazioni e cittadinanza Tavola Rotonda con Elena de Filippo e Fatima Ouazri
Conclusioni
Roberto Savio
Seconda Parte: Sezione fotografica dei film in concorso e fuori concorso
Terza Parte: I vincitori della XII Edizione – Interviste
Quarta Parte: Premi e menzioni
Postfazione (a cura di Elisabetta Pandimiglio)
Ringraziamenti
Premessa
Un affetto particolare mi lega al “Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli”. Da quando, nel 2017, partecipai come relatrice a uno dei suoi eventi collaterali, ho avuto modo di apprezzarne la vocazione militante, che si sostanzia ed esplicita in un’idea del cinema come strumento di lotta politica, capace di incidere davvero sulla realtà, di trasformarla. Talvolta, anche di migliorarla. La qualità dei film in concorso e degli incontri di approfondimento che anticipano la settimana delle proiezioni, unita alla dedizione, alla tenacia e all’entusiasmo sia del suo direttore artistico, Maurizio Del Bufalo, che dell’intera squadra di organizzatori, ne fa uno degli appuntamenti cinematografici dedicati ai diritti umani più interessanti del panorama europeo.
È stato, dunque, un onore e un privilegio, per me, curare la redazione di questo volume. Una pubblicazione speciale, come speciale è stata la XII edizione del Festival. Un Festival costruito intorno al tema principe del 2020: la pandemia da Covid-19 che ha stravolto le vite di ognuno di noi, mettendo in ginocchio i diritti, in primis i diritti umani. Un Festival rivoluzionato, nei tempi e nei modi di fruizione, a causa del lockdown imposto dall’emergenza sanitaria. Ma non per questo meno rivoluzionario…
In un periodo di annichilimento e disorientamento, complice anche un’informazione drogata e asservita alle logiche del pensiero unico che ci voleva assopiti, distanti e soli, il Festival ha continuato a volare alto, a dar voce a chi non ne ha, ad alimentare la coscienza critica, a tenere viva l’attenzione sugli argomenti scomodi e scottanti derubricati dalla politica e aperte le finestre dell’anima, le porte delle emozioni.
E siccome siamo ciò che ricordiamo, questo album si propone di non disperdere il prezioso bagaglio di conoscenze che il Festival ci ha consegnato in eredità, di “puntellare”, attraverso un racconto rapsodico della pandemia, la memoria dell’anno “maledetto”, rendendoci più consapevoli di quanto e in che modo siamo cambiati, di cosa abbiamo vissuto, di come ci abbiamo camminato dentro.
Non si è trattato di un semplice lavoro di editing. Non lo poteva essere. I diritti umani sono materia viva, da maneggiare con rigore ed estrema premura. E questo vale per tutti: registi, scrittori, attivisti, politici, giuristi, avvocati. Vale, a maggior ragione, per i giornalisti, che hanno (avrebbero) il dovere di inseguire e raccontare la verità. O, quantomeno, provarci. Pagina dopo pagina sono entrata in mondi poco frequentati dalle telecamere e dai taccuini e ho conosciuto tutti i sentimenti: indignazione, commozione, rabbia, tenerezza, impotenza. È stato un viaggio attraverso le persone e le loro storie: dall’America Latina, all’Asia, al Vicino e Medio Oriente, al cuore dell’Europa, dove le democrazie tentennano, si fanno, per dirla con Eduardo Galeano o con Predrag Matvejević, “democrature”. Autoritarismi, populismi, sovranismi sono virus antichi, mai debellati e sempre più insidiosi. Virus, per cui, purtroppo, non esiste vaccino alcuno. Se non quello di arrivare a concepire una nuova umanità, nel segno di una fratellanza universale e nel rispetto di un’altrettanto universale regola etica che ponga tutte e tutti, finalmente e definitivamente, sullo stesso piano.
Per esigenze editoriali non è stato possibile accogliere la totalità degli interventi che hanno vivificato la XII edizione del Festival. Allo stesso modo, sarebbe stato impensabile recensire i singoli film in concorso e fuori concorso, di cui comunque è stata riportata, nella parte centrale dell’album, la rispettiva locandina. Si è scelto di dare invece spazio alle pellicole che si sono distinte nelle diverse sezioni (Human Rights Doc, Human Rights Short, Human Rights Youth, Ciak Migraction), aggiudicandosi premi e menzioni. Le testimonianze dei registi stessi, nella forma di brevi interviste, hanno contribuito a chiarire il contesto in cui le loro opere sono state concepite, le esigenze da cui sono scaturite, il messaggio che intendevano veicolare e, in alcuni casi, i risultati che hanno prodotto, a ulteriore dimostrazione di come un certo tipo di cinema e un certo modo di farlo possano agire sul vivere quotidiano e accendere scintille di speranza. L’augurio è che questo volume, raccogliendo lo spirito del Festival, riesca a trasferire sulla carta la sua lezione: ispirare domande, sollevare dubbi, non smettere di interrogare il nostro tempo, la nostra società, portando alta la lanterna di Diogene che, cercando l’uomo, illumina il buio con la luce della conoscenza, gli occhi accesi dell’intelligenza e del cuore.
Buona lettura!
Laura Sudiro
Introduzione
Un album per un evento irripetibile
Nessuno può azzardare previsioni sulla fine della pandemia da Covid-19, ma sappiamo con certezza che tutti questi mesi, dolorosi e sorprendenti, rimarranno incisi nelle nostre vite come un segno dei tempi, come l’impronta indelebile di un modello di sviluppo che di sostenibile non ha più nulla e di umano davvero poco. È quello che anche il “Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli” prova a dire al suo pubblico già da alcuni anni, proponendo film e incontri con testimoni ed esperti, invitando a riflettere sui quotidiani paradossi di una realtà sempre più esasperata. “Non spegniamo il cervello” è stato il nostro slogan per tutta la durata del primo lockdown (marzo-maggio 2020): abbiamo voluto così ribadire la fiducia nella capacità di ognuno di analizzare gli accadimenti e trarne utili insegnamenti. Sappiamo bene che non è più sufficiente raccontare ciò che avviene nei quattro angoli di questo pianeta, globalizzato e interconnesso, per richiamare tutte e tutti al rispetto dei diritti umani. Anche solo per sfiorare la sensibilità della nostra società, ormai narcotizzata dai media e che si ritrova a subire i pesanti contraccolpi derivanti dall’assenza della politica, del lavoro, dello Stato e di quella che abbiamo chiamato per anni “solidarietà internazionale”, servirebbe ben altro. Eppure continuiamo a credere nella cultura umanistica e nelle sue forme molteplici, perché un sussulto della nostra coscienza riesca a renderci ancora consapevoli di quello che sta accadendo e a indurci ad agire per invertire i destini del pianeta. Il nostro Cinema, pur parlando di abusi e violazioni, invita a riflessioni ponderate, è fatto di incontri tra persone portatrici di differenti culture ed è animato dalla ricerca del sapere, dal dubbio metodico e dall’emozione di immaginare nuovi percorsi attraverso cui la pace, la democrazia e la tolleranza possano assicurare un futuro a un mondo che ha perso la bussola. Ecco perché, anche nell’anno della pandemia, il nostro Festival c’è stato, non smettendo di andare alla ricerca di autori coraggiosi per le strade polverose di città lontane, tra le macerie di antiche civiltà e le contraddizioni di società opulente eppur povere. Cerchiamo, senza sosta, donne e uomini che siano ancora capaci di spiegare, con semplici messaggi, l’assurdità di questi modelli di vita sfrenati che generano guerre e consumano risorse vitali, indifferenti al dolore e alla morte, per garantire effimere ricchezze a pochi con la conseguenza di mettere a repentaglio l’esistenza di miliardi di esseri umani. Sono gli occhi silenziosi di questi piccoli eroi a tenere ancora in vita il nostro Festival: registi, sceneggiatori e fotografi che aspettano che il nostro sipario si alzi per affidarci i loro lavori. E non si arrendono alle minacce dei regimi autoritari, non aspirano a premi speciali, ma ci chiedono di proiettare i propri film perché l’Italia, per loro, è ancora la patria della settima arte, del cinema reale, l’approdo delle speranze dei popoli oppressi in un’Europa indifferente. Nonostante il senso di inadeguatezza che, a volte, avvertiamo, noi proviamo ad aiutarli. Ostinatamente, perciò, manteniamo aperto uno spiraglio, nel cuore dell’Europa, attraverso cui le immagini e le parole che nessuno vuol più sentire oltrepassano il filo spinato e i muri eretti da democrazie ammantate da sovranismi fino ad arrivare alla nostra gente, come un vaccino che restituisce la speranza di vita. Se questa è la premessa, non sarà difficile allora capire il motivo per cui, nell’annus horribilis, il nostro lavoro sia stato più gratificante che mai. La pandemia ha creato milioni di nuovi poveri e ha accentuato i divari, le diseguaglianze, le discriminazioni mettendo in ginocchio i diritti acquisiti e rendendo più evidenti le debolezze e le contraddizioni di una globalizzazione che sta distruggendo l’ambiente in cui viviamo, unica garanzia di sopravvivenza della nostra specie. Ed è stata proprio la bellezza di alcune testimonianze, raccolte nell’autunno scorso, a convincerci che questo album andava realizzato per chi verrà, per fissare nella memoria un’esperienza senza precedenti. Non possiamo che ringraziare Laura Sudiro e l’editore Luca Carbonara che, con determinazione e precisione, hanno curato questa breve storia del “XII Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli”, un evento denso di resistenze umane senza confini, di dolore e di speranza, costruito col paziente impegno dei suoi autori e con l’attenzione generosa di un pubblico senza volto che ci ha raggiunto attraverso la rete telematica, alla ricerca di segnali di speranza. Le testimonianze che seguono, ne siamo certi, sapranno da un lato restituire ai lettori lo slancio vitale con cui i nostri ospiti hanno voluto donarle al nostro pubblico e a noi, dall’altro trasmettere consapevolezza e fiducia, anche in un momento così difficile. Pensiamo di avere svolto il nostro piccolo compito. Grazie a tutte e a tutti per questa esperienza irripetibile.
Maurizio Del Bufalo