In streaming dal 17 al 28 novembre

Il XII Festival, intitolato “Diritti in ginocchio – Pandemia, Sovranismi e Nuove discriminazioni” (tutto on line) ricorderà, durante la conferenza stampa di venerdì 13 novembre, ore 11.00, Mario Paciolla, il giovane cooperante recentemente deceduto in Colombia mentre operava al servizio delle Nazioni Unite. Sarà poi Gianni Tognoni, medico, esperto di epidemiologia clinica e comunitaria ad aprire ufficialmente la manifestazione, martedì 17 novembre alle 10.00, offrendo un contributo di valore civico e scientifico molto atteso. Il Festival chiuderà sabato 28 novembre.

Gianni Tognoni è anche il Segretario del Tribunale Permanente dei Popoli che afferisce alla Fondazione Lelio e Leslie Basso di Roma, una istituzione che ha raccolto l’esperienza del Tribunale Russel, fondato all’epoca della guerra del Vietnam.

A Tognoni è affidata la relazione introduttiva del nostro Festival perché, nella sua figura di medico e difensore dei Diritti Umani, riassume la cultura universale del Diritto  a cui ci siamo appellati in questi anni, invocando dapprima la Dichiarazione dei Diritti Umani del 1948 e infine l’intervento della scienza nelle questioni ambientali, come nell’edizione 2019 del nostro Festival, dedicata al cambiamento climatico.

Le domande del XII Festival

La questione in gioco in questa XII edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani è il rapporto tra la pandemia da Covid19 e la tutela del libertà fondamentali delle nostre società, i Diritti Umani. Il tentativo che faremo, ascoltando i contributi e le testimonianze dei nostri ospiti, è quello di capire quanto la limitazione delle libertà di movimento e di azione, dovuta alla necessità di assicurare la salute pubblica, possa essere accettata senza arretramenti durevoli dello Stato di Diritto e quali sono i correttivi a cui ricorrere per non cadere nella trappola del giustificazionismo.

E’ davvero innocuo per la nostra democrazia permanere in questa condizione di libertà vigilata senza prendere garanzie per il futuro prossimo? Stiamo facendo tutto il possibile per intervenire in modo corretto per limitare i rischi per la salute e quindi rendere il più breve possibile questo tempo difficile? E’ solo questo il modo di gestire un’emergenza nazionale/planetaria? C’è abbastanza trasparenza nelle decisioni che riguardano tutti, ad esempio, nella circolazione dei dati sull’estensione della epidemia o sui criteri che supportano le decisioni politiche? Come mai alcuni Paesi sono ormai fuori da questa emergenza e per l’Europa  il tempo della liberazione tarda ad arrivare? E i poveri, i senza casa, i precari, coloro che non riescono a vivere senza assistenza, quanto tempo potranno resistere in queste condizioni? Stiamo facendo il possibile per non lasciarli affondare? C’è qualche Governo che sta approfittando di questa fase emergenziale per coprire antiche responsabilità e affermare meglio il suo potere?

Sono queste alcune delle domande che faranno da sottofondo a questo Festival che, certamente, non potrà dare altrettante risposte, ma solo qualche suggerimento  per saperne di più, com’è naturale nel “work in progress” che conduciamo da 12 anni e che ricorre al linguaggio del cinema per raccontare e testimoniare i cambiamenti planetari, a volte per suggerire soluzioni e idee.

Gli Eventi internazionali (17-24 novembre)

La nostra rassegna di opinioni, chiamata “Virus e Diritti – Non spegniamo il cervello”, lanciata con esiti soddisfacenti sui social tra la fine di marzo e gli inizi di maggio, ci ha fornito gli spunti critici per orientare questa nuova edizione del nostro Festival e cercare di guardare anche oltre l’uscio di casa, verso le grandi democrazie del Continente Americano e dell’Asia (17 e 18 novembre) , ma anche verso i Paesi Europei, ancora oggi tormentati da problemi di autoritarismi, populismi, sovranismi, neo-razzismi e dittature, per capire gli effetti globali di questo trauma che stiamo vivendo e trarre qualche auspicio per il futuro.

Se è vero che dovremo imparare a vivere col Covid, è anche vero che dovremo capire come fare, senza tralasciare nessuno, soprattutto gli ultimi e i più deboli. E di questo il Festival parlerà, aprendo una finestra sull’Italia (19 e 20 novembre) e sul suo sistema di assistenza sociale, sui servizi essenziali, dalla Sanità alla Scuola, passando per il lavoro, le carceri e la salute mentale, esplorando periferie e buchi neri della nostra società dove di Diritti si parla troppo poco e la criminalità consolida il suo potere e i suoi metodi di arruolamento.

E poi i migranti. Non dimentichiamo chi fugge da fame, miseria e persecuzioni e cerca il proprio riscatto affrontando il mare o un lungo cammino tra i confini dell’Asia e dell’Europa e finisce, a volte, per approdare in Italia attraverso la feroce “rotta balcanica”.  A loro è dedicata l’ultima “due giorni” del nostro Festival (21 e 24 novembre) , con una puntata a Riace, terra del sogno di un’Europa accogliente e umana, come nel progetto del sindaco Domenico Lucano che ha scritto un libro di memorie (“Il fuorilegge”) per dire a tutti del suo calvario nella giustizia italiana, e una riflessione con i promotori della nave umanitaria ResQ che in primavera solcherà le onde del Mediterraneo per salvare vite umane e “non girarsi dall’altra parte” davanti al grido dei naufraghi. La nave farà base a Napoli, porto aperto, e il Festival è tra i suoi promotori.

L’ultimo Evento sarà la tavola rotonda (martedi 24 novembre) che chiude il progetto Ciak Migraction della coop. Sociale Dedalus di Napoli, un progetto che vuole demolire lo stigma che accompagna i migranti di seconda generazione, cancellando l’ignominia delle facili accuse e scoprendone il valore umano e sociale della loro presenza nel nostro Paese. In serata verrà assegnato il premio Ciak Migraction ad uno dei tre film finalisti della omonima sezione, aperta dal bando del Festival.

Il Concorso Cinematografico e le opere candidate ai Premi e alle Menzioni

A fare da filo rosso a tutti questi Eventi, sarà il Concorso cinematografico che quest’anno ha raccolto quasi 200 film da 45 Paesi diversi iscritti, di cui 30 sono stati selezionati per i premi e le Menzioni. Tre i premi previsti dall’organizzazione: Human Rights Doc e Short, decisi dalla Giuria di tre Esperti e Ciak Migraction assegnato su indicazione della Coop Sociale Dedalus, partner del Festival di quest’anno.

Poi il premio della Federazione Italiana dei Circoli di Cineclub (FICC), antica istituzione cinematografica nazionale che contribuirà alla circuitazione dei due film premiati, un corto e un lungometraggio.

Non mancheranno le Menzioni: la Arrigoni/mer Khamis per il film più coraggioso e innovativo, la “Diritti in ginocchio” per il film più in tema con l’argomento Pandemia, la “Youth” assegnata al film più votato dalla Giuria Giovani composta da ragazzi appartenenti ad associazioni, case famiglia e gruppi di iniziativa solidale, la “Platea Diffusa” assegnata da una Giuria composta da persone provenienti da varie regioni italiane e di diverse estrazioni culturali.

Come partecipare al Festival

Gli Eventi internazionali saranno visibili in diretta streaming, sulla pagina Facebook del Festival. Gli stessi eventi potranno essere fruiti in differita sulla piattaforma www.cinenapolidiritti.online

I film in concorso potranno essere visionati dal 17 al 28 novembre sulla piattaforma www.cinenapolidiritti.online tranne per quelle opere che, per obblighi commerciali di distribuzione, saranno disponibili solo per pochi giorni. Di ciò sarà data informazione nella scheda del film.

I film fuori concorso saranno disponibili sulla stessa piattaforma dal 13 novembre.

Nonostante le gravi limitazioni a cui il Festival ha dovuto adeguarsi, Napoli sarà ancora, per due settimane, un punto di riferimento per il cinema documentario internazionale e per l’impegno sociale e politico. Napoli, Capitale dei Diritti Umani.