Per favore, non spegniamo il cervello
VIRUS E DIRITTI (27 marzo – 4 maggio 2020)
28 RIFLESSIONI PER RESISTERE ALLA PANDEMIA
Un po’ per celia, un po’ per non morire…..come suggeriva Madame Butterfly. La nostra ultima avventura, VIRUS E DIRITTI, è cominciata così, in forma di “rubrica temporanea” condotta in tempo di pandemia, quasi fosse un appuntamento programmato con debito anticipo. Ed invece si è trattato di un gesto istintivo che abbiamo voluto proiettare all’interno della rete eterogenea che il nostro Festival anima da 15 anni, che esprime il nostro modo di far vivere una manifestazione culturale, libera e ambiziosa, come il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, a cui abbiamo dato vita tanti anni fa.
In queste settimane, un ponte ideale ci ha connesso a tante persone amiche che, dal 2008 ad oggi, ci hanno aiutato a tener desta l’attenzione sui Diritti Umani, regalandoci un po’ del loro tempo; ci siamo rivolti a tanti e tante ci sono stati vicini solo perché, anno dopo anno, si è fatta strada, in loro e in noi, la sensazione che questa strana e scivolosa materia dei Diritti Umani cominci ad identificarsi con i nostri ideali di democrazia, di libertà, di eguaglianza, inesorabilmente traditi dal Novecento, e perciò vada difesa in una circostanza così particolare.
Davanti allo spettro informe del Corona Virus, le nostre coscienze hanno reagito in modi diversi e imprevedibili, agitando dapprima paure e fantasmi dell’inconscio, immaginando complotti, diffidenza, odio e rancore verso l’altro e, poi, un senso infinito di solitudine, fragilità e malinconia, che è proprio degli esseri umani abbandonati dal proprio dio. Grazie a questa solitudine, non è stato difficile ritrovarsi, tutti insieme, su questa strada silenziosa, bagnata dalla pioggia e dallo smarrimento, e incontrare tanti amici ed amiche che, dopo una prima esitazione, hanno accettato di dire la propria opinione sulla nostra pagina Facebook, provando ad esprimersi timidamente, senza essere né virologi né manager della salute pubblica, solo desiderosi di ascoltare la propria e le altre voci intime, segnate da uno sconosciuto dolore, e poi confrontarsi con gli altri, identici a sé, smarriti anch’essi su questa strada ‘nfosa. A noi è piaciuto stare a sentire e guardare le tante parole scritte, niente di più, senza interferire. In tanta incertezza, non avremmo saputo immaginare altro e siamo grati di tutto ciò a chi ci ha confessato un po’ del proprio sentimento.
VIRUS E DIRITTI è stato un bel viaggio, pieno di dubbi e di lampi improvvisi, a volte di geniali intuizioni; possiamo dirlo oggi, che la rubrica si avvia alla fine. Ci ha fatto compagnia per 40 giorni circa, giorni maledetti, segnati da bollettini impietosi e da immagini che ci mettevano ogni mattina davanti a sofferenze, a prospettive senza appello. Non è bastato il nostro senso critico per fermare questo rosario di domande che venivano da dentro, non c’è stata filosofia e cultura che potesse sostenerci fino alla fine delle nostre giornate e non abbiamo neppure provato a dire il nostro pensiero. Ci siamo affidati al “coraggio di resistere”, come un antico maestro ci suggeriva pochi giorni fa, prima di lasciarci, mentore di questa pan-patia che ci ha circondato.
Speriamo che, almeno in questo, siamo riusciti a fare la nostra parte, lasciando il microfono aperto per chi non riusciva a starsene zitto, davanti alle valanghe di dati e notizie prodotte dalla fabbrica dell’informazione. Già, l’informazione……
Abbiamo ascoltato e visto di tutto, anche quello che sembrava essere una fake news e invece era terribilmente vero.
Abbiamo visto sagome umane pronunciare parole impossibili sul destino collettivo, dimenticando, senza ritegno, senza umiltà, quello che avevano affermato fino a poche ore prima che si scatenasse questo pandemonio.
Abbiamo ascoltato lezioni di morale e di etica da personaggi pubblici, responsabili storici di tragedie e di sprechi di beni comuni, di fiducia, di solidarietà mal riposta, tali da far impallidire le trovate da sciacallo di qualche criminale a piede libero.
Abbiamo visto l’informazione, impietosa e schiacciasassi, fare il suo compitino senza dubbi, aggredire la mente degli ascoltatori e dei telespettatori che avrebbero voluto capire qualcosa, al solo scopo di terrorizzarli per costringerli all’ubbidienza, nell’interesse supremo della “salute pubblica”, dimenticando che gli irriducibili esisteranno sempre e non si può terrorizzare e scioccare un milione di persone per tentare di fermare un manipolo di impuniti.
Abbiamo visto ripetutamente violare i nostri diritti più elementari ed esortare alla delazione del vicino ribelle, per la paura che si riempissero gli ospedali che avevamo pagato col nostro lavoro e con le nostre tasse e che qualcuno aveva, nottetempo, svuotato di uomini e mezzi, un po’ alla volta, anno dopo anno, convincendoci che erano un lusso, un privilegio fuor di logica, secondo la teoria della “rana bollita”. E così abbiamo bevuto all’amaro calice della mercificazione dei diritti, li abbiamo visti negati, come fossero un lusso per ricchi.
E abbiamo obbedito in silenzio, rispettosi dell’altro, ma anche omertosi rispetto a chi soffriva, già da tempo, il peso dell’emarginazione totale. Non siamo indenni da colpe.
Ecco, VIRUS E DIRITTI è nato perché c’era troppa incertezza, troppa colpa ipocritamente celata e nessuno ha saputo agire, anche se in tutti noi si faceva largo la sensazione che qualcuno stesse usando questa circostanza eccezionale per portare a casa un vantaggio privato e alzare nuovi muri, scavare altre trincee.
Sentivamo il bisogno di ritrovare i nostri amici, ma non era facile farlo per telefono, e lo abbiamo fatto in tanti modi diversi, con le registrazioni, gli audiovisivi e con le parole, anche con un po’ di musica. E, strada facendo, abbiamo compreso la condizione di chi vive l’isolamento da decenni, come capita al popolo cubano, ai curdi, ai profughi che arrivano dal mare e sono chiusi in un centro di accoglienza, a chi non ha le risorse per comprare un biglietto di treno e di aereo e nasce, vive e muore nello stesso posto in cui sono nati, vissuti e morti suo nonno e suo padre, come i giovani rom dei campi e gli immigrati delle baraccopoli, come i senza tetto delle nostre città e i tanti, tanti poveri del mondo che hanno perso l’orizzonte della speranza.
Ma la storia non finisce qui. Non è detto che presto tutto questo inferno non ricominci e che non si debba correre di nuovo ai rifugi antivirus, che non tocchi a noi un ulteriore ridimensionamento delle nostre libertà. Un “golpe bianco” potrebbe farsi largo dietro le parole dei politici, ammantate di buonsenso, e fare strame dei nostri diritti.
Per questo la “lezione del virus” va riletta con nuova umiltà e trovati gli antidoti dentro di noi, per impedire che altri delitti siano compiuti in nome di un interesse comune che ha preso forme incomprensibili, che nessun vecchio debba più morire abbandonato nelle case di riposo, infettate per lucida indifferenza, e nessun carcerato muoia senza verità e giustizia e che i diritti non vengano sempre dopo la “salute pubblica” e il “debito pubblico”.
Non spegniamo il cervello, c’è bisogno di procedere uniti nel pretendere che ci venga restituito ciò che abbiamo generosamente sospeso, senza farci troppe domande. Ora è tempo di vigilare. Questa crisi ci ha mostrato il valore dell’agire comune senza il quale la strage avrebbe raggiunto dimensioni ancora maggiori, ma anche, diciamolo chiaramente, l’importanza degli spazi e dei beni collettivi, dell’ambiente, dell’informazione libera e corretta di cui da tempo sentivamo la mancanza, anche senza il virus. Tocca a noi difendere tutto questo, perché ci sono già troppi profeti dell’isolamento che, come avvoltoi, sono pronti a volare sul cadavere della nostra fragile democrazia.
Per favore, non spegniamo il cervello.
Da parte nostra c’è l’impegno a non disperdere tutta questa forza del pensiero che abbiamo sollevato, per farne oggetto del nostro prossimo Festival.
Buona resistenza e arrivederci a presto.
I 28 contributi raccolti da VIRUS E DIRITTI nel periodo 27 marzo – 4 maggio 2020 sono stati pubblicati, ad intervalli di pochi giorni l’uno dall’altro, sulla pagina Facebook del Cinema dei Diritti Umani di Napoli a cui è possibile accedere a questo link
https://www.facebook.com/Festival-Del-Cinema-dei-Diritti-Umani-di-Napoli-364782036943993/
I contributi, nell’ordine di pubblicazione sono stati di:
Domenico Lucano, Raffaele Crocco, Danilo de Biasio, Alessandro Negrini, Gianfranco Schiavone, Antonio Prata, Cristina Mantis, Livio Pepino, Pino Perna, Roberto Savio, Vincenzo Vita, Maurizio Capone, Riccardo Noury, Luciano Carrino, Giovanni Meola, Luigi Cafiero, Nino Daniele, Sergio Moccia, Luciano Scalettari, Liliana Garcia Sosa, Alex Zanotelli, Giovanna del Giudice, Elisabetta Pandimiglio, Maurizio Fantoni Minnella, Giovanna Marini, Veysi Altay, Hassan Fazili, Jorge Bergoglio (Papa Francesco).
Un grazie particolare a Mario Leombruno e Pino Capasso che hanno curato la parte tecnologica delle pubblicazioni e degli allegati audiovisivi e a tutti voi che ci leggete e date un senso alle nostre iniziative.
Maurizio del Bufalo, a nome del Direttivo del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli