XI Festival – Clima, lavoro, salute e veleni
I veleni del lavoro
I rumori di Bagnoli, il polo siderurgico napoletano, si sono spenti da molti anni e la generazione dei “caschi gialli”, gli operai che difendevano il loro lavoro “sporco” e inquinante sono in pensione: la loro fabbrica che faceva fumo e polvere ha chiuso i battenti. Ma l’area del polo siderurgico di Napoli non è ancora stata bonificata e le scorie tossiche, i minerali pesanti accumulati da un secolo di lavorazioni metallurgiche, sono ancora lì, aspettano che la coscienza ecologista di qualche amministratore o ministro possa finalmente dare un po’ di attenzione per quell’area devastata.
A pochi chilometri da Bagnoli, altre tragedie ambientali si consumano, avvelenando, in nome del diritto al lavoro, la nostra aria. È già successo a Taranto, all’ex Ilva, che oggi ha trasferito molte lavorazioni in India dove le regolamentazioni ecologiche sono più permissive. Ma il rischio ambientale è ancora lì.
A Giugliano, a nord di Napoli, le discariche tossiche della camorra sono state individuate e circoscritte, la Terra dei Fuochi attende, con i suoi bambini morti, che lo Stato faccia giustizia. I campi Rom allocati sulle discariche sequestrate ai malavitosi sono stati rimossi e un filo di speranza accompagna la riforestazione di quell’area avvelenata. Ma la criminalità sta sabotando i progetti di riconversione. Nessuno ne parla.
A Salerno le Fonderie Pisano hanno inquinato suolo e aria di un’intera area a ridosso del fiume Irno, ma la giustizia stenta a farsi valere e le Istituzioni sono sorde al richiamo delle vittime e dei cittadini spaventati. Nessuno ne parla. Anche con l’amianto fu così.
E c’è una fabbrica a Napoli, la Whirlpool, che sta chiudendo perché gli elettrodomestici fatti in Cina e in India costano di meno, ma anche perché il clima è cambiato e i refrigeratori e i frigoriferi della Whirlpool non reggono il cambiamento climatico. Chi paga per questo? I lavoratori e le loro famiglie.
Differenti situazioni di crisi e di danno ambientale, ma la radice del problema è la stessa: un modello di sviluppo squilibrato, strabico, che guarda solo agli interessi finanziari del capitale e alla rapidità della competizione industriale. In questi ragionamenti, per la salute pubblica non c’è posto e la difesa dell’ambiente diventa una scomoda opzione.
La mattina di sabato 23 novembre il Festival farà tappa allo stabilimento Whirlpool di via Argine, Napoli, per dare la propria solidarietà a un gruppo di 450 lavoratori che rischiano il proprio posto di lavoro perché la globalizzazione mette a confronto impossibili differenziali salariali che annullano il diritto al lavoro e perché il cambiamento climatico impone rapide risposte e riconversioni di catene di montaggio che spiazzano interi poli industriali. Oltre ai lavoratori napoletani, ci saranno la FIOM CGIL e i testimoni dei casi citati (Terra dei Fuochi, Fonderie Pisano, ex ILVA Taranto) che offriranno il proprio punto di vista sul rapporto tra salute, clima, lavoro e ambiente. Chiuderà la mattinata la proiezione di “Contratto” storico film di Ugo Gregoretti sulle conquiste operai del 1970.