Perché stare con Riace
DUE O TRE COSE DA SAPERE SU RIACE,
PER SOSTENERE UN PROGETTO VIRTUOSO CHE RISCHIA DI SCOMPARIRE
Agosto 2018. Da alcuni giorni il Sindaco del piccolo comune calabrese di Riace, l’oramai famoso Domenico Lucano, sta combattendo una ostinata battaglia contro alcune istituzioni, locali e centrali, che dichiaratamente gli sono avverse e preferirebbero che l’originale progetto di accoglienza e integrazione dei migranti, di cui Lucano è artefice da quasi venti anni, chiudesse i battenti. Domenico Lucano ha cominciato dal 2 agosto lo sciopero della fame.
Non è facile capire i motivi di questo conflitto, perché il progetto è ritenuto, da sempre, un esempio straordinario ed ha riscosso le simpatie e gli apprezzamenti di esperti amministratori e politici, della gente comune e di artisti di fama mondiale, fino a suscitare l’attenzione della rivista Fortune e di Papa Francesco. Se può valere, anche il nostro Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli ha avuto il Sindaco Lucano tre volte tra i suoi ospiti d’onore, nel 2008, nel 2015 e nel 2017, per sottolineare il valore del coraggio di un uomo che, partendo da una scelta umanitaria, ha avuto l’innegabile lungimiranza di intuire l’impatto del fenomeno migratorio globale sullo sviluppo locale. Negli ultimi anni, inoltre, Lucano ha mostrato un coraggio ammirevole per essere andato spesso controcorrente, sfidando, pur di difendere la sua comunità multietnica, i regolamenti che impedivano la reale integrazione di migranti e rifugiati nel nostro Paese; per molto tempo, questa sua disobbedienza è stata riconosciuta e tollerata, ma oggi le Istituzioni italiane la ritengono un male da sradicare. Che sta succedendo? Di fatto, il “modello Riace” rappresenta, per tutto il mondo, una splendida eccezione di umanità solidale e sostenibilità, in un’epoca in cui i Diritti Umani hanno segnato, soprattutto in Europa, una pesante battuta d’arresto.
Alla luce di quanto appena detto, è inaccettabile il giudizio tombale espresso dalla Prefettura di Reggio Calabria e da alcuni alti rappresentanti del Ministero dell’Interno che si rifiutano di pagare due anni di contributi di tanta attività, sostenendo che a Riace sono stati compiuti abusi di ufficio e tenendo sospeso il destino della complessa macchina sociale ed economica che Lucano fa funzionare, senza un giorno di sospensione, da tanti anni. Questi ritardi nei pagamenti delle rendicontazioni contabili, vivacemente contestati da giuristi e amministratori, sono ormai talmente onerosi da mettere a repentaglio la vivibilità dell’intera comunità riacese, non solo degli ospiti, visto che ben 80 operatori locali sono impiegati nel progetto. Stiamo assistendo, da più di un anno, a questo scontro istituzionale e politico che sta distruggendo un esempio virtuoso e unico a cui lo stesso Governo Italiano dovrebbe, invece, ispirarsi per superare le contraddizioni delle leggi in materia di integrazione. E’ lecito chiedere al Governo chiarezza e soprattutto saggezza nell’amministrare una situazione che è sotto gli occhi di tutto il mondo.
Questa situazione di conflitto ha spinto il Sindaco Lucano a intraprendere uno sciopero della fame che ha registrato, nel cuore del mese di agosto, la solidarietà di altri sindaci di città molto più grandi (Napoli, Barcellona, Ginevra) e di numerosi autorevoli personalità tra cui padre Alex Zanotelli. A difendere le ragioni legali di Riace e del suo Sindaco ci sono, da sempre, gli avvocati dell’Associazione Studi Giuridici Italiani e la Rete dei Comuni Solidali che in questi anni hanno seguito con passione ed impegno costante le evoluzioni del progetto calabrese, ma le deduzioni contrapposte ai giudizi della Prefettura e del Ministero non sembrano sortire un’inversione di tendenza. Un freddo approccio burocratico sta avendo la meglio sul valore dell’innovazione proposta da Lucano. O, forse, siamo davanti ad una scelta politica reazionaria che poco ha a che vedere con lo spirito delle leggi di accoglienza e integrazione e appare come una ritorsione contro chi apre la propria casa, con vera umanità, a chi fugge da condizioni impossibili.
Urge dunque una scelta di campo, drastica e civile, che dia una risposta concreta a questi pareri istituzionali che appaiono più formali che sostanziali. E’ arrivato il momento in cui l’intervento della società civile non è più procrastinabile. Bisogna decidere se il coraggio, l’umanità e la competenza mostrata da Lucano valgono più dei cavilli di una legge imperfetta. Alle nostre coscienze è affidata la vita di decine di migliaia di migranti che guardano a Riace con speranza e a tanti amministratori che intendono seguire l’esempio di Domenico Lucano.
Vale, quindi, la pena di ricordare alcuni aspetti di questa complessa e lunga vicenda, meritevoli, a nostro avviso, di attenzione. Sono riflessioni che non riguardano solo i migranti, ma anche gli italiani.
- Il “laboratorio Riace” ha restituito alla vita, da molti anni, un paese calabrese di 1400 abitanti destinato all’abbandono, situato in una delle zone a più alta criminalità d’Europa, dimostrando che i migranti possono essere una risorsa sia umana che economica, particolarmente in questo momento storico che vede l’Europa come primo approdo di generazioni di africani investiti da conflitti, carestie e povertà. Riace è un caso di successo della civiltà e della democrazia sul dilagare del potere mafioso in un’area tradizionalmente soggetta a logiche criminali e oscurantiste, un aspetto che lo Stato dovrebbe tenere ben presente prima di distruggere a colpi di carta bollata un progetto esemplare.
- L’esperienza condotta dal Sindaco Lucano ha mostrato senza dubbi che l’impatto benefico dell’ospitalità di centinaia di extracomunitari (fino a 600 su 1400 abitanti complessivi) non ha dato soltanto l’opportunità di ristrutturare e utilizzare centinaia di abitazioni abbandonate e destinate alla rovina (e quindi rinnovare nelle forme e nei servizi un intero Paese), ma ha confermato che le attività connesse all’ ospitalità e all’ integrazione possono offrire la possibilità a decine di giovani operatori locali di scoprire una professionalità moderna e trovare impiego nei servizi di accoglienza, formazione, educazione e assistenza, riducendo l’emigrazione dei calabresi e mostrando un volto nuovo del welfare state che può dare benefici sia agli ospiti che alla popolazione ospitante. E’ quasi un miracolo che tutto ciò sia accaduto nell’area a maggiore povertà dell’intero continente.
- Il caso di Riace ha dimostrato che i fondi investiti dall’Europa nel fronteggiare “l’invasione africana” possono essere virtuosamente impiegati non solo per albergare per 6 mesi le famiglie dei migranti, ma per dar loro il tempo (12, 18, 24 mesi) di inserirsi negli usi e nelle leggi del Continente europeo, riducendo la fragilità dei nuclei familiari e dei singoli rifugiati, ambientando bambini ed anziani e creando piccole economie locali che li aiutano a inserirsi senza traumi nel tessuto vivo delle nostre società. Tutto ciò sottrae alla malavita possibili nuove affiliazioni ed offre una parziale risposta al bisogno di manodopera regolare che nasce nei centri minori del Mezzogiorno, dopo lo spopolamento delle campagne e la scomparsa delle attività piccolo artigianali.
In conclusione, l’effetto Riace sta mostrando che l’integrazione è sicuramente possibile, con successo e a costi ragionevoli, a partire dai piccoli centri in declino che dispongono di patrimoni abitativi in disuso, senza aggiungere nuovo cemento, ma percorrendo la strada virtuosa del recupero paesaggistico e sociale, in cui i migranti offrono energie vitali al rilancio dei centri minori e diventano attori di un’armoniosa sintesi umana.
Opporsi a tutto ciò, sventolando una legalità esasperata da valutazioni contraddette dagli stessi funzionari della Prefettura, lascia quanto meno perplessi sulle reali finalità di tanto ossequio ai regolamenti. Ci sono questioni sostanziali che emergono dalle deduzioni di Lucano alle contestazioni mossegli con cui non si può non concordare. Esaminiamone una.
Se una famiglia strappata alla miseria del proprio Paese e ai flutti del Mediterraneo e alle torture dei mercanti di uomini, approdata coi propri figli a Riace, riesce ad inserirsi in un contesto protetto e comincia ad ambientarsi e ad apprendere la nostra lingua e a portare i figli a scuola, come può essere rispedita al Paese di provenienza dopo pochi mesi? Se alle richieste di Lucano di non mandarli via si aggiunge che questo trattenimento non grava oltremodo sull’erario, ma i suoi costi sono assorbiti nell’economia di scala che il Sindaco ribelle ha saputo creare gestendo i grandi numeri dell’ospitalità, c’è da chiedersi come mai a Lucano non sono dati i ringraziamenti pubblici per avere mostrato che una buona integrazione non è questione di soldi, ma di tempo e cura e come mai gli venga prospettata addirittura l’incriminazione per reati amministrativi
Questo è solo uno degli aspetti contraddittori dei regolamenti che il “Laboratorio Riace” ha evidenziato e tentato di correggere, opponendo resistenza alle ordinanze di smobilitazione sollecitate dalla Prefettura, e assicurando, al contempo, disponibilità immediata di posti per sopperire ad emergenze di sbarchi che le stesse Istituzioni non possono sempre affrontare adeguatamente. Riace ha mostrato che è possibile superare l’emergenza e stabilire un rapporto virtuoso col fenomeno migratorio, con ricadute importanti sulla dimensione locale. E questo è molto più di un atteggiamento umanitario, è una rivoluzione culturale dei nostri tempi.
Difendere Riace è dunque un obbligo morale e aderire alla raccolta fondi lanciata dalla Rete dei Comuni Solidali (RECOSOL) per assicurare l’esistenza di questo progetto è una scelta che il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli ha fatto propria. Invitiamo quindi tutti gli amici e le amiche del nostro Festival a versare quote di sostegno su uno dei seguenti conti correnti, accompagnando il versamento con la causale “per Riace”.
Titolare del conto : ASSOCIAZIONE CINEMA E DIRITTI
IBAN : IT84K0103015200000063373076
Oppure
Titolare del conto: RECOSOL
IBAN: IT92R0501801000000000179515
sempre con causale “PER RIACE”
Rendiconti periodici saranno disponibili, rispettivamente, sui siti web www.recosol.it e www.cinenapolidiritti.it
Grazie per la solidarietà. Viva Riace!
Il Direttivo del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli