Il profilo violento della democrazia indiana
L’India occupa un ruolo nell’immaginario esotico di molti occidentali che non ha nessun punto di contatto con la realtà di quel gigantesco paese, settimo nel mondo per dimensioni e secondo per numero di abitanti. La crescita economica della più grande democrazia asiatica nasconde un profilo indicibile di cui poco o nulla riesce a giungere fino a noi. La nostra cronaca è quasi interamente occupata dalla vicenda dei marò italiani o, sempre più spesso, dai dettagli raccapriccianti di stupri e uccisioni di giovani donne di quel paese. Poco sappiamo degli assassini e delle intimidazioni contro autori indipendenti ad opera di estremisti ultranazionalisti hindu legati all’attuale governo. Poco delle feroci ricette ultraliberiste che nell’ interesse esclusivo delle multinazionali, sottraggono terre e risorse idriche, deportando e vessando gli Adivasi, i popoli nativi originari dell’India, pur nominalmente protetti da norme costituzionali. Gli stessi, che i colonialisti inglesi definivano Scheduled Tribes e che secondo stime accreditate raccolgono oggi 80 milioni di individui. Ancora meno sappiamo della condizione sofferente di quel frutto perverso del sistema castale hindu che sono i Dalit, da noi conosciuti come intoccabili o fuori casta. Quasi nulla, infine, delle lotte che attraversano quella società di diseguali e delle strategie di resistenza ed emancipazione che coinvolgono milioni di donne e uomini in un paese sempre più distante dagli insegnamenti del Mahatma Gandhi. Chi pensasse che quanto si sta consumando in quel lontano paese non lo riguardi, commetterebbe un imperdonabile errore di sottovalutazione. La partita mondiale per la difesa della natura e dei Diritti Umani, oggi più di ieri, passa in modo non insignificante per le strade e i sentieri dell’India.
L’incontro si terrà Mercoledì 11 Novembre 2015 presso il Teatro Nest di San Giovanni a Teduccio via Bernardino Martirano, 17 – ex scuola Giotto Monti dalle 17 alle 20.