Abbiamo provato a tradurre la poetica in versi dei ragazzi della Garganta, il loro slang postmoderno, graffiante e ironico. Questo breve racconto può dare l’idea di come, cavalcando i miti popolari del calcio e della religione, si possa raccontare un’amara verità, fatta di esclusione e di ipocrisia.

Perdonateci l’ardire di avere tentato di interpretare il Garganta-pensiero …

Il (Popolo) RedentoreIl Redentore

Richiamati  dai “messianici” doni di Lio (*),
migliaia di fedeli arrivano a Rio,
per mescolarsi a questo popolo incantato e incantatore,
che vive sotto la protezione di un Cristo Redentore,
simbolo della città e di una religiosità
che, su queste colline, mette insieme straordinarie diversità.

Eppure, per colpa dello spietato capitalismo,
questa solennità si perde nella voracità del turismo.
120 mila persone al mese, le vedi,
pagano 32 reis per toccare i suoi piedi,
qualcosa che tanti che abitano là
hanno fatto una sola volta … o forse due, chissà …

Perché, anche se quel Cristo sta lì dirimpetto,
molti non hanno mai avuto soldi per pagare il biglietto,
e se fanno il segno della croce,
al lavoro andando,
non alzano gli occhi,
nemmeno per un secondo.

Come la salita
rende più dura la gita,
così il treno o la macchina noleggiata
raddoppiano il prezzo della passeggiata.
E pure la scelta meno stramba,
(che è quella della gamba)
implica 2 o 3 ore di cammino fangoso,
lungo un percorso abbastanza pericoloso.

I bambini di 5 e i più vecchi di 65
pagano la metà,
ma non ci sono sconti per la gente di qua,
e le persone si sentono prigioniere
dei confini del proprio quartiere,
mentre molti stranieri girano intorno
liberi di muoversi tutto il giorno.
 
………………….

“Se Cristo volete incontrare, nella favela dovete andare”

(*) Lio Messi è il centravanti dell’Argentina n.d.t.