Un grido ci sveglia dal sonno
Un grido ci sveglia dal sonno
9 novembre 2012
Ieri sera all’ex Asilo Filangieri abbiamo vissuto un magico contrasto, uno shock che ci dà il senso della nostra presenza in città e della lotta per i Diritti Umani nel mondo. La città era in festa per il trionfo della squadra di calcio e le urla dei tifosi hanno squarciato l’aria, ma un grido più forte ci teneva legati alle sedie in quella piccola sala dove un tempo c’era un chiesa. Era il grido di rabbia di un uomo di colore, Biram Dah Abeid, un uomo che ha dedicato al sua vita alla lotta contro la schiavitù, un uomo ancor giovane e di raffinata cultura, di grande determinazione, un uomo che ha parlato ad altri uomini di come il Medio Evo sia tra noi e, a pochi chilometri dalle nostre coste, le condizioni di vita siano quelle dell’antichità. Biram ci ha descritto le condizioni in cui vivono gli schiavi mauritani, un quinto della popolazione del suo Paese, e dei retaggi che ancora offendono e mutilano quasi tutto il resto del suo popolo, a maggioranza composto da liberti e da poveri, inevitabilmente i più scuri di pelle. Sembra quasi assurdo pensare che nell’Africa profonda si faccia una distinzione tra i berberi, un po’ meno scuri, istruiti ricchi e potenti, e gli altri, destinati alla miseria, ma anche tra loro il razzismo è profondamente radicato perché la storia dello schiavismo non è solo quella dei velieri che portavano la merce umana dal Niger e dall’Angola verso le Americhe; i flussi di deportazione schiavistica hanno preso anche la strada dei Paesi Arabi. Sono storie che molti di noi non conoscono, storie di sfruttamento feroce tra gente dello stesso Sud del mondo. Oggi la condizione delle donne in Mauritania è quella di giocattoli sessuali, come lui le definisce, oppresse da false regole coraniche scritte da una minoranza ricca e crudele che governa il paese, attraverso libri bugiardi che lui stesso ha bruciato in piazza per dire che il vero Islam è altrove e che questo inganno deve finire. Ed ha pagato il suo gesto col carcere e la condanna a morte che potrebbe scontare al rientro in patria.
La cosa più dolorosa del suo racconto è quelle che ci riguarda direttamente, come Europei. L’aiuto che l’Europa offre al governo mauritano è eccesivo e miope, non fa altro che confermare nella loro crudeltà i padroni delle vite di milioni di donne uomini e bambini che soffrono la schiavitù a vita. Protetti dal false leggi democratiche mai applicate, la classe padrona muove le leve del governo e dell’economia, della religione e della polizia, inchiodando sulla terra i servi che si è scelta. I soldi degli aiuti internazionali finiscono nelle tasche di una classe di padroni violenti e criminali che domina tutto e che parla di democrazia, bestemmiando; non c’è democrazia in Mauritania, non ce ne sarà mai finché la corruzione che gli occidentali finanziano non finirà. Questo è il senso del suo urlo: basta aiuti italiani agli assassini.
Mi sembra abbastanza per chiudere la porta al grido dei tifosi e dare spazio alla sua voce che ci desta da questo brutto sogno; domani pomeriggio, alla Città della Scienza, Biram continuerà a spiegarci i danni che stiamo facendo al suo Popolo e ci racconterà quello che il Cinema dei Diritti Umani sta provando a dire alla gente di Napoli: svegliamoci! Milioni di uomini, donne e bambini ci guardano soffrendo e non chiedono altro che essere liberati dal nostro aiuto, dai nostri soldi sporchi, da questo abbraccio di finta solidarietà che li sta strangolando. C’è un’altra cooperazione di cui vogliamo parlare e lo faremo con voi.
Benvenuti a Città della Scienza! Sabato 10 novembre ore 15.30, con Biram, Emanuele, Massimo e i ragazzi di PARSUD: “COOPERANTI”.
Naturalmente al 5° Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.