La nostra esperienza nell’estremo sud d’Europa
di Maria Di Pietro e Maria Di Razza

Arriviamo domenica mattina a Lampedusa, è il 17 Luglio, e appena arrivate ci rendiamo subito conto di essere in una realtà abbastanza diversa da quella immaginata. Siamo venute per il LampedusaInFestival, per trovare storie di migranti e documentarle, e abbiamo trovato tante storie e momenti magici completamente diversi da tutto quello che per  mesi i media, con i fatti di cronaca, hanno documentato. La paura tanto fomentata, l’invasione di esseri umani pericolosi e diversi non ha nulla di vero nella gente di quest’isola, e nella gente che vi arriva. Per le strade di immigrati neanche l’ombra, non ne abbiamo praticamente visti in 5 giorni di permanenza, l’isola in questo periodo avrebbe potuto tranquillamente avere il pienone di turismo se solo si fosse giocata diversamente la partita “informazione”, in compenso c’è uno spiegamento di forze dell’ordine che impressiona, una camionetta dell’esercito/polizia/carabinieri/guardia di finanza pressoché ad ogni angolo di strada. Gli abitanti dell’isola con cui abbiamo interloquito hanno lamentato una pessima campagna mediatica fatta a loro spese che ha portato il turismo solito a scegliere altre mete, complice il fatto che il picco della crisi è avvenuto in primavera quando c’è la decisione della località per le vacanze estive. Risultato: l’80% di turisti in meno rispetto agli altri anni e un’economia locale in ginocchio, economia che si basa quasi esclusivamente sul turismo. E’ davvero un peccato. Noi abbiamo goduto di una ospitalità eccezionale da parte degli isolani e di un mare splendido. Ci ha colpito soprattutto la sensibilità e la generosità delle parole degli isolani nei confronti degli immigrati, hanno sempre usato parole di comprensione e di solidarietà verso chi è indubbiamente meno fortunato di loro. Le loro  parole, i lori gesti, i loro volti ci hanno commosso.
Il 19 si è inaugurato il Festival sotto la porta d’Europa. Una cornice magica, unica, indimenticabile a picco sul mare, tra cielo e melodie, sotto questa porta che ha una simbologia molto forte, con una scenografia scarna ma efficace e con le parole del bravissimo Giacomo Sferlazzo che con i testi delle sue canzoni ha scatenato in ognuno sentimenti di commozione al grido di “libertà” e di “io non ho paura”. Perché la gente di quest’isola, di questo mare e di questo cielo hanno nel cuore la libertà e nessuna paura dell’altro e non dimentica “che il mediterraneo è un mare immenso, è un mare d’amore”.

Io non ho paura
Che i tuoi occhi siano verdi o blu
che tu preghi Maometto o Gesù
proveniamo dalla stessa forza
che anima il vento che brucia nel sole
piamo la stessa polvere
che vaga nell’universo in attesa d’amore
che tu venga dal nord o dal sud
che tu parli il francese o l’indù
respiriamo la stessa aria
lo stesso gas lo stesso profumo
combattiamo lo stesso sistema
che in nome dei soldi è pronto a qualsiasi tortura
io non ho paura io non ho paura
vorrei saperne più su di te
della tua casa della rivoluzione
di come qualcuno non voglia vederti
camminare per la strada
di come la televisione spaventi
la gente rinchiusa in casa.
ti ho visto nelle campagne sudare
senza diritti sul tuo lavorare
e ho visto qualcuno agitare
lo spettro dell’invasione
e qualcun altro gridare
sparargli addosso è la soluzione.
io non ho paura io non ho paura
Ho visto molti lampedusani
restare umani in mezzo all’inferno
Dentro il silenzio di chi ci governa
con cattiveria e senza pudore
Dimenticandosi che il mediterraneo
è un mare immenso è un mare d’amore
Quanto costa la vita di un uomo
e quanto costa la dignita umana
E quando si compiono le tragedie
che voi avete creato
Andate col tricolore a rendere omaggio
a chi avete condannato.
Io non ho paura io non ho paura
Giacomo Sferlazzo